Droga «Noi siamo ingordi» I lingotti d’oro dei clan
L’operazione contro la ’ndrangheta
Operazione dei carabinieri, stroncata un’organizzazione di trafficanti di cocaina. Sei gli arresti, scoperte tre «raffinerie» per lavorare la droga, se- questrati covi in tutta la provincia di Milano, trovato un te- soro fatto di milioni in banconote e lingotti d’oro. Duro il colpo assestato dall’Arma alla ’ndrangheta grazie a un’inchiesta che era nata dopo la denuncia di un incendio ai danni di una macchina. La cocaina arrivava da Brasile, Olanda e Spagna, sempre con quantità superiori ai dieci chilogrammi. «Emersi» anche numerosi pizzini utilizzati per tenere registrata la contabilità in nero delle entrate e delle uscite dei trafficanti .
Prima ancora dei luoghi (covi, appartamenti, garage e raffinerie di cocaina in provincia di Milano), prima ancora dei soldi («Qui parliamo di 12 milioni l’anno» si sente in un’intercettazione), prima ancora del peso specifico dei trafficanti arrestati dai carabinieri (importazioni da Brasile e Olanda, e vendita ai clan della ’ndrangheta), si potrebbe partire dai tempi.
L’inchiesta, approdata in queste ore nella richiesta del gip, è nata nel lontano maggio 2011 dopo la denuncia ai carabinieri della stazione di Porta Garibaldi del danneggiamento e incendio di una macchina. I primi accertamenti avevano subito portato a soggetti che muovevano droga.
Da allora, nonostante l’arresto nel giugno 2012 del Nucleo
Abbiamo prima detto dei luoghi, principalmente concentrati nella solita marcia provincia di Milano: Lainate, Trezzano sul Naviglio, Settimo Milanese, Cisliano. Ma ci sono state perquisizioni anche in Lazio, Sicilia e Calabria. Calabrese di Monasterace, sul versante ionico, è il clan criminale dei Loiero (i fratelli Cosimo, Giovanni e Vincenzo, con casa e garage a Settimo Milanese, in via Foscolo al 15), primo acquirente dei trafficanti.
Le «partite» di droga, hanno ricostruito i carabinieri del Comando provinciale di Milano guidato dal colonnello Canio Giuseppe La Gala, avevano sempre una grande consistenza. Mai meno di dieci chili a tratta per un incasso non inferiore ai 35mila euro al chilo. Il denaro, considerato il flusso costante, era una «naturale» conseguenza, tanto che oltre al milione di euro in banconote confiscato, c’è stato anche un lingotto d’oro scovato in una delle numerose basi. l’Autospeed slr e la Soreyplast) perché i viaggi in macchina erano frequenti e lunghi.
Ha raccontato Scarano alla pm Bruna Albertini: «... con l’Alfa Mito ho fatto svariati viaggi... Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto...». I trafficanti non avevano un unico acquirente. Sempre Scarano fu visto dai carabinieri entrare a Garbagnate Milanese, in via Stelvio, nella casa dove abitavano altri nomi della ’ndrangheta: Sandro Bruzzaniti, Massimo Ferraro e Francesco Mollica.
La lista dei conti
Via Garavaglia 41, Cisliano. Il 14 giugno 2012. Lì i carabinieri, entrati in un appartamento dei Loiero per installare una cimice, trovarono dei block notes pieni di fogli scritti. I fogli erano divisi in due colonne. Sul lato sinistro c’erano dei numeri, solitamente non bassi: esaminando una pagina, possiamo leggere 275.000, 57.000 e 1.500.000; sul lato destro c’erano scritte in codice come «affitto» e «spese luce». I block notes servivano per tenere la contabilità dei soldi sporchi. Denaro, denaro. Di nuovo Scarano alla pm, sui carichi di droga dalla Spagna: «Le posso garantire che nei due periodi che ho fatto da corriere, parliamo di 12/13 milioni... In un’occasione arrivai con più di 500 mila euro».