«Lavoro e trasporti Sì all’economia condivisa»
Svolta della Cgil milanese per la mobilità dolce. Bonini: facilitare gli spostamenti, anche in sharing «Le istituzioni devono dialogare di più con noi. Ma il sindacato sappia ritagliarsi un nuovo spazio»
l sindacato deve ritagliarsi un nuovo ruolo, ma anche politica e istituzioni devono dialogare con i corpi intermedi, soprattutto in fase decisionale». Il nuovo segretario della Camera del Lavoro Massimo Bonini parla a 360 gradi. E boccia l’operato della giunta Pisapia in tema di mobilità: «È stato fatto troppo poco. Estendere car sharing e tariffe più basse. E stop alle divisioni a sinistra del Pd».
«Nuovo ruolo del sindacato»; «sharing economy»; «mobilità dolce». Non proprio parole tipiche uscite da tradizionale comizio sindacale.
D’altronde il biglietto da visita di Massimo Bonini, nuovo segretario della Camera del Lavoro di Milano, erano state le parole di investitura del suo segretario Susanna Camusso. «Ha grande curiosità per i processi di cambiamento. Raffigura il nostro tentativo di rinnovamento». Un tentativo che Bonini non esita a definire «complicato» riconoscendo la graduale perdita di influenza dei rappresentanti del lavoro, tra «calo degli iscritti, disaffezione, allontanamento». Bonini, il sindacato sembra contare sempre meno.
«Sì, c’è la necessità di ammodernarsi, capendo il mutamento del mondo del lavoro, tra sharing economy e boom di lavoratori autonomi, e di capire la nostra utilità sociale: casa, famiglie, giovani e terza età. Il ceto medio è in difficoltà, Milano sa essere spietata e tende a espellere. Tuttavia è evidente come politica e istituzioni sembrino avere sempre “altro da fare” che avere un rapporto con noi. Si sono perse le interlocuzioni, soprattutto quelle che contano di più, nelle sedi istituzionali. È un processo in corso, non è capitato da un giorno all’altro. Certo è un distacco che fa specie specialmente quando riguarda i partiti di centrosinistra». Corsa a Palazzo Marino: chi vi rappresenta di più?
«Lavoriamo con Cisl e Uil per un incontro con i candidati in lizza, ma i segnali non sono incoraggianti: loro non ci cercano né si esprimono sulle tematiche del lavoro che sembrano un orbello abbellente da affrontare solo dal punto di vista delle imprese. È un problema che riguarda anche tante associazioni come Confcommercio con cui condividiamo i timori: i corpi intermedi non possono essere fatti fuori dalle decisioni». Come ha vissuto le infinite divisioni della sinistra?
«Il modello Pisapia, che è stato vincente, non ha funzionato al momento del passaggio di consegne. Difendo il principio per cui le primarie Pd svelino le diverse anime, ma non approvo quello per cui bisogna sempre candidarsi alla sinistra di qualcuno» E come valuta la candidatura di Mr Expo, Beppe Sala?
«Tanti lavoratori stanno dalla sua parte. Per noi il modello Expo è stato anche un esempio di come lavorare insieme: imprese, sindacati, amministrazioni, prefetture sui temi legalità e sicurezza. Al sito di Rho-Pero ci sono stati zero incidenti mortali, e l’evento è stato un successo di cui ora bisogna raccogliere l’eredità». Priorità d’azione?
«Ridurre la disoccupazione giovanile, dare risorse ai cittadini
La campagna elettorale Non approvo il principio per cui c’è sempre qualcuno che si candida più a sinistra di un altro
per sviluppare la green economy e affrontare una nuova politica dei trasporti: la giunta ha lavorato bene sulla sharing economy ma per inquinamento e mobilità si è fatto troppo poco: sì Area C ma i mezzi privati vanno ridotti ancora. La rete dei trasporti dovrà allargarsi all’hinterland con la Città metropolitana, così come il car sharing. Si deve investire meglio nella “mobilità dolce”. Penso alle piste ciclabili: non è una questione solo di chilometraggio, serve regia per itinerari sicuri. In altre città si è speso meno per avere percorsi più produttivi».