Dai pionieri ai distretti, storia lunga 30 anni
Proprio come il «Salon» delle Belle arti francesi a metà dell’800, anche quello del Mobile milanese ha avuto i suoi «refusés». Quelli del Fuorisalone. E tra le pagine ingiallite delle riviste d’epoca spuntano i presunti pionieri dell’evento: alcuni mobilieri brianzoli, uniti in consorzio, che alla fine degli anni ‘70 decisero di esporre — in autonomia dalla fiera ufficiale nata nel 1961 — alla Rotonda della Besana. «Ma per ora sono solo tracce» spiega al Corriere il professore della Cattolica Andrea Cuman, forse l’unico storico del Fuorisalone.
Quali dunque i primi eventi documentati? «Sicuramente all’inizio degli anni ‘80 abbiamo gli happening delle grandi firme del centro, come Poltrona Frau alla Società del giardino o Cassina in via Durini». Aperitivi negli showroom, annus domini 1981, oltre 30 anni fa, proprio come oggi.
Gli inviti cartacei nella casella della posta, la sensazione di sentirsi speciali, la partecipazione agli esclusivi rendez-vous. «È una novità documentata anno dopo anno dalla rivista Abitare» spiega Cuman.
Ma per segnare l’origine di un evento come il Fuorisalone serve di più: un luogo istituzionale e una folla fuori dall’ordinario. Il primo sono i cortili del Politecnico, sempre nell’81, con l’esposizione misto designteatro, Mobile infinito e Magazzini criminali. La seconda quando le forze dell’ordine intervennero in corso Europa per preservare l’ordine pubblico alla presentazione delle librerie Memphis alla galleria Arc 74.
Gli anni ‘80 vanno avanti con sempre più marchi che abbandonano la fiera, allora ancora in città, per esigenze di spazio o per motivi economici (talvolta mascherati da presunti vincoli artistici posti dal gestore Cosmit). «Le firme celebrano i loro anniversari, incluso il 30esimo di Abitare al luna park delle Varesine». Tra l’85 e l’86 Abitare editerà una prima mappa d’insieme degli eventi.
La svolta però avvenne nel 1990. «Cosmit fece slittare di sei mesi l’edizione 1990, così che la 30esima edizione, la prima in primavera, si svolse nell’aprile del 1991». A settembre, entrò in gioco Gilda Bojardi della rivista Interni organizzando la “Designers weekend”, serie di eventi negli showroom con quartier generale al palazzo dell’Informazione in piazza Cavour». È il debutto della guida tuttora edita da Interni che nel 1998 amplia il suo raggio d’azione organizzando feste all’aperto nelle piazze.
Il successo dell’operazione porta un gruppo di imprenditori — la società Recapito milanese di Luca Fois e il Superstudio più di Gisella Borioli — a creare il primo «distretto»: Zona Tortona (1998-00). L’immagine della riuscita del progetto sono i 3.200 bollini rossi tipo cartelli stradali, in breve divenuti simbolo del Fuorisalone. Da successivi conflitti interni (e debiti) la rete si smembra fino a cinque player, riuniti oggi in Tortona Area Lab. Nel 2001, intanto, alcuni dottorandi del Politecnico, Cristian Confalonieri e Paolo Casati (poi fondatori del Brera design district), avevano notato come il dominio Fuorisalone.it fosse libero e una sera lo comprarono in Rete, «con pochi euro, bruciando la concorrenza».
Altre zone sono poi nate e morte. Come la Bovisa o l’Isola. Miglior destino per Brera e Lambrate, albe positive per 5Vie e Porta Venezia. Ogni anno, quartieri nuovi. «Ma solo oggi — dicono gli operatori — s’inizia a vedere un reale coordinamento».