Corriere della Sera (Milano)

Rete di «avvocati di strada» a tutela delle nuove povertà

Non solo migranti, in crescita le richieste di assistenza legale dei padri separati

- Davide Illarietti Monica Serra

Anche i clochard divorziano (quando ci riescono). Antonella aspetta il suo turno, nell’anticamera dell’avvocato Ferrari in via Spartaco. «Senza di loro non so come avrei fatto» dice. Di là, nello studio, il suo fascicolo è su un tavolo stracolmo di carte. «Il lavoro non manca» conferma Lorenzo Ferrari, gli occhi alle pratiche accatastat­e: con lui, a Milano sono una trentina gli avvocati volontari che si dividono pro bono le tutele legali dei senzatetto. «Cerchiamo di seguire tutti» assicura, ma — numeri alla mano — negli ultimi anni le richieste di assistenza alla rete degli “avvocati di strada” in città sono esplose: in lista d’attesa aumentano gli stranieri, ma anche gli italiani impoveriti sono sempre di più.

Antonella rientra fra questi ultimi: 48 anni, dopo averne passati «tanti, troppi» sulla strada — ultimo domicilio: piazza Duomo – non spera più in una casa vera. Ma il divorzio è un’altra storia: «È una questione d’orgoglio personale — spiega —. Non avere un’abitazione non significa rinunciare ai propri diritti». Ora, dopo due anni tra marciapied­e e tribunale — l’ex marito, come lei senza fissa dimora, risulta irreperibi­le — manca solo la notifica della sentenza. «I tempi della giustizia purtroppo sono estenuanti per tutti, senzatetto e non — commenta Ferrari — alla fine però ce l’abbiamo fatta». Non tutti i casi sono così semplici: il motto dell’associazio­ne «Avvocato di strada», però, è che non esistono cause perse. Impegnata nell’assistenza legale gratuita dei senzatetto fin dalla sua nascita — a Bologna nel 2000 — la onlus è presente in 39 città italiane e conta in tutto 700 volontari. A Milano sono circa 70: oltre agli avvocati, che ricevono gratuitame­nte negli studi privati, ci sono gli studenti di giurisprud­enza (una quarantina) che fanno consulenza nei due sportelli aperti al pubblico: uno in piazza San Fedele 4, alle spalle del Duomo, e l’altro in via San Giovanni alla Paglia 7, in zona Repubblica. Qui, nel 2015 si è assistito a un aumen«Negli to delle richieste legate all’ondata migratoria. «Ci occupiamo principalm­ente di permessi di soggiorno, protezione internazio­nale e accertamen­to dello status di rifugiato politico» spiega Simona Gennaro, che coordina l’attività dei due sportelli.

Oggi, alle 16, la Francesco Realmonte onlus organizza un concerto nella chiesa San Pietro in Sala, piazza Wagner, per i bambini della parrocchia di Kamilabi in Congo. Musiche eseguite dei giovani della Civica Scuola di musica Claudio Abbado con il coro Akses. Pensate anche a quelli lontani e partecipat­e con una piccola offerta.

ultimi anni — aggiunge — è cresciuto anche il numero degli italiani che si rivolgono all’associazio­ne». Il caso tipico è quello del papà che si separa: con il suo stipendio non riesce a pagare alimenti a moglie e figli e finisce in strada. In lieve crescita è anche il numero delle donne che si rivolgono all’associazio­ne, spesso dopo aver subito abusi sessuali in strada. Le cause di diritto penale, come si legge nel rapporto dell’associazio­ne, vedono i clochard di frequente vittime (non autori) di aggression­i. «Nel gennaio scorso due persone sono state condannate dal tribunale dopo aver picchiato selvaggiam­ente e mandato in coma un senzatetto per rubargli 50 euro — conclude la dottoressa Gennaro —. Desta preoccupaz­ione che questo dato sia in netta crescita, chi vive in strada è spesso vittima di aggression­i perché è debole e indifeso e considerat­o “colpevole” di essere povero».

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