Corriere della Sera (Milano)

Madri «mancate», quando il telefono aiuta

Picco di chiamate all’ente religioso Fede e Terapia: «Età media alta»

- P. F.

«Esci e ti dici: è fatta. Continui la tua vita. Poi, magari dopo anni, quel dolore ti torna fuori. E scopri che non l’hai superato. E che ti serve aiuto». È una delle 95 chiamate arrivate in pochi mesi al numero verde di Fede e Terapia (800969878): partito da Milano ma attivato in tutta Italia dall’associazio­ne «Difendere la vita con Maria» per aiutare l’elaborazio­ne di un lutto legato a un aborto spontaneo o procurato. E il 41 per cento delle telefonate, tra l’altro, è fatto da uomini.

«Il dilemma intrinseco all’aborto e cioè scegliere tra vita o morte — sintetizza Andrea Capuano, ginecologo dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara — lo rende un evento luttuoso particolar­mente grave da condivider­e, gestire, elaborare. Si fatica a comprender­e che questa scelta, pur essendo «razionalme­nte» volontaria, è comunque emotivamen­te sofferta. E nella maggior parte dei casi questa sofferenza resta inespressa, un lutto vissuto in sordina». E così può esplodere anche a decenni di distanza: il 66 per cento di chi finora si è rivolto al servizio — i dati sono stati presentati nella redazione di Avvenire — ha dai 40 ai 60 anni e un 9 per cento addirittur­a più di 70. Oltre metà delle chiamate raccolte dai 32 operatori volontari che ascoltano le storie si è trasformat­a in altrettant­i percorsi di accompagna­mento: chi ha bisogno di uno psicologo, chi di un terapeuta, di un medico, di un sacerdote. È la richiesta più frequente: 78 per cento dei casi.

Don Maurizio Gagliardin­i, ideatore del progetto e presi- dente dell’associazio­ne, sottolinea quanto il dolore sia trasversal­e: «L’aborto non è un problema della donna soltanto. E i numeri confermano quanto sia necessario riaccender­e i riflettori anche sulla figura del padre».

Tra le operatrici non manca chi sa in prima persona di cosa parla per esserci passata, come Chris che oggi sta dall’altra parte del telefono: «Il dolore è come l’oceano, flusso e riflusso di onde, a volte l’acqua è calma e a volte ti travolge. L’unica cosa che puoi fare è imparare a nuotare».

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