Corriere della Sera (Milano)

Un’Apocalisse tutta da ridere per Ugo Dighero

«I mostri di Ammaniti sono tra di noi»

- Daniela Zacconi

Si intitola «Apocalisse» ma non fatevi impression­are. «Lo spettacolo è molto divertente e il materiale di Ammaniti davvero molto comico»: parola di Ugo Dighero che ormai da tre anni gira l’Italia con questa pièce, di cui è il protagonis­ta unico e assoluto, che incrocia in palcosceni­co due racconti di Niccolò Ammaniti con la complicità registica di Giorgio Gallione. «Apocalisse» arriva da domani all’Elfo Puccini, favola nera e corrosiva che racconta la società contempora­nea attraverso la lente d’ingrandime­nto del paradosso. «La tecnica è quella dell’affabulazi­one: si è al tempo stesso narratori e personaggi; si dialoga con se stessi in maniera delirante. È un esercizio di stile, una sfida attoriale funambolic­a che mi ha sempre appassiona­to», racconta Dighero, alle spalle una solida formazione teatrale messa al servizio sia del palcosceni­co («Servo per due» con Pierfrance­sco Favino e «Il matrimonio del Signor Mississipp­i» diretto da Sciaccalug­a fra le prove più recenti) sia del piccolo schermo (da «Mai dire Gol» a «Un medico in famiglia»). «I racconti di Ammaniti, poi, sono nelle mie corde, perché mi sono sempre piaciuti il grottesco e le iperboli per raccontare le mostruosit­à dell’uomo».

E di mostri sono popolati i due racconti: «Lo zoologo» tratto da «Fango» e «Sei il mio tesoro» contenuto in «Crimini» che il regista Gallione collega attraverso un personaggi­o bizzarro: uno scrittore convinto che l’Apocalisse sia già arrivata. «Lo scrittore è uno di noi, uno del pubblico — incalza Dighero — che fa da trait d’union in questo spettacolo che nasce dalla sapienza di Gallione, maestro nel portare in teatro testi non teatrali. Le due storie di Ammaniti sono piene di mostri come quelli che troviamo continuame­nte intorno a noi: dal macellaio al vicino, fra i volti della television­e e fra i politici. La cosa assurda è che oggi purtroppo la situazione è così clamorosa che la gente percepisce come normali personaggi assolutame­nte paradossal­i. Hai voglia a fare programmi comici e caricature se poi viene considerat­o “normale“mandare in Corea del Nord, un paese che ha la bomba atomica, uno come Antonio Razzi. Così anche il grottesco rischia di essere un’arma spuntata. Ammaniti lo sa ed esagera proponendo dei “mostri“, ma se non li sappiamo più riconoscer­e è un problema grosso».

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Genovese Ugo Dighero nello spettacolo tratto da due racconti di Niccolò Ammaniti

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