Un’Apocalisse tutta da ridere per Ugo Dighero
«I mostri di Ammaniti sono tra di noi»
Si intitola «Apocalisse» ma non fatevi impressionare. «Lo spettacolo è molto divertente e il materiale di Ammaniti davvero molto comico»: parola di Ugo Dighero che ormai da tre anni gira l’Italia con questa pièce, di cui è il protagonista unico e assoluto, che incrocia in palcoscenico due racconti di Niccolò Ammaniti con la complicità registica di Giorgio Gallione. «Apocalisse» arriva da domani all’Elfo Puccini, favola nera e corrosiva che racconta la società contemporanea attraverso la lente d’ingrandimento del paradosso. «La tecnica è quella dell’affabulazione: si è al tempo stesso narratori e personaggi; si dialoga con se stessi in maniera delirante. È un esercizio di stile, una sfida attoriale funambolica che mi ha sempre appassionato», racconta Dighero, alle spalle una solida formazione teatrale messa al servizio sia del palcoscenico («Servo per due» con Pierfrancesco Favino e «Il matrimonio del Signor Mississippi» diretto da Sciaccaluga fra le prove più recenti) sia del piccolo schermo (da «Mai dire Gol» a «Un medico in famiglia»). «I racconti di Ammaniti, poi, sono nelle mie corde, perché mi sono sempre piaciuti il grottesco e le iperboli per raccontare le mostruosità dell’uomo».
E di mostri sono popolati i due racconti: «Lo zoologo» tratto da «Fango» e «Sei il mio tesoro» contenuto in «Crimini» che il regista Gallione collega attraverso un personaggio bizzarro: uno scrittore convinto che l’Apocalisse sia già arrivata. «Lo scrittore è uno di noi, uno del pubblico — incalza Dighero — che fa da trait d’union in questo spettacolo che nasce dalla sapienza di Gallione, maestro nel portare in teatro testi non teatrali. Le due storie di Ammaniti sono piene di mostri come quelli che troviamo continuamente intorno a noi: dal macellaio al vicino, fra i volti della televisione e fra i politici. La cosa assurda è che oggi purtroppo la situazione è così clamorosa che la gente percepisce come normali personaggi assolutamente paradossali. Hai voglia a fare programmi comici e caricature se poi viene considerato “normale“mandare in Corea del Nord, un paese che ha la bomba atomica, uno come Antonio Razzi. Così anche il grottesco rischia di essere un’arma spuntata. Ammaniti lo sa ed esagera proponendo dei “mostri“, ma se non li sappiamo più riconoscere è un problema grosso».