Le opere rubate dai nazisti affidate alla Pinacoteca
Recuperati dai carabinieri tre preziosi dipinti del XV secolo trafugati dai nazisti nel 1944 Affidati a Brera, erano in case private
Tre dipinti del XV secolo scoperti dai carabinieri di Monza presso due famiglie di collezionisti milanesi (nella foto, «Madonna con Bambino» di Cima da Conegliano). Trafugate dalle Ss, sono state sequestrate e affidate in custodia alla Pinacoteca.
La «caccia» comincia a dare i suoi frutti. Ma sarà ancora lunga. Perché ci vorranno certamente altre ore di indagine certosina a spulciare archivi e cataloghi d’arte, per ricomporre la storica collezione Borbone Parma, saccheggiata dai nazisti nel 1944, e parzialmente ritrovata dai Monuments Men americani l’anno dopo. E che ora, grazie al lavoro dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza, ha visto «riemergere» 3 pregiatissimi dipinti del quindicesimo secolo. Erano esposti nel salotto di casa di due famiglie di collezionisti milanesi. Ora sono stati posti sotto sequestro da parte della magistratura, e affidati alla custodia della Pinacoteca di Brera. Destinati alla confisca e ad entrare nel patrimonio dello Stato, in virtù di una serie di leggi emanate nella seconda metà degli anni ’40, allo scopo riprendere possesso dei beni artistici sottratti con la forza dai nazisti, durante la seconda guerra mondiale.
Una Madonna col Bambino di Cima da Conegliano, esponente di spicco della scuola veneta, olio su tela come la Circoncisione di Gesù al Tempio, del maestro veronese Girolamo dai Libri, e una tempera su tavola a fondo oro raffigurante la Trinità, del fiorentino Alesso Baldovinetti. Tre pezzi dal passato «avventuroso».
Li si può immaginare, il secolo scorso, appesi negli aristocratici locali di Villa delle Pianore, a Camaiore, dimora dei principi del Lussemburgo. È il prefetto di Lucca, nel 1940, che emette un decreto di sequestro di tutta la preziosa collezione del Principe Felice di Borbone-Parma. La guerra infuria, e il regime fascista estende il potere dell’allora «Ente di Gestione e di Liquidazione Immobiliare» di acquisire, gestire e rivendere le proprietà degli stranieri di nazionalità nemica, come già faceva per i beni sottratti agli ebrei. Passano 4 anni. A compiere la razzia nelle stanze di Villa Pianore sono le truppe di occupazione nazista della sedicesima divisione corazzata, che trasferiscono l’intera collezione nel Castello di Donsberg, in sud Tirolo. La roccaforte del generale Karl Wollf, massimo rappresentante delle Ss in Italia. Lo stesso luogo in cui, nel 1945, fanno irruzione gli americani, i «Monuments Men» della Quinta armata, che trovano e restituiscono un tesoro, composto da numerose opere d’arte che i tedeschi volevano portare in Germania.
Del ritrovamento, all’epoca, ne parla anche la rivista Il Milione, grazie alla quale il Principe di Lussemburgo viene a conoscenza del fatto. Il nobile rientra in possesso di parte dei suoi beni, e viene risarcito per quelli andati perduti.
Poi, un salto nel tempo di 69 anni. È il 2014. Nelle stanze di Villa Reale, a Monza, sede dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio, comandati dal capitano Francesco Potenza, opera con dedizione, e infinita pazienza, un appuntato dell’Arma.
Ha due lauree, e una passione per la ricerca delle opere trafugate negli anni della guerra. È un lavoro fatto di lunghe consultazioni su riviste d’arte. Di immersioni negli archivi di enti e fondazioni culturali, ma con la tenacia investigativa, la traccia, prima o poi, arriva. Una piccola foto su una rivista francese degli anni ’60. O un ritaglio di giornale, relativo ad una mostra allestita in un’abitazione privata di Milano nei ’50. Il raffronto con il database che raccoglie le opere scomparse, lo studio degli strumenti normativi in materia, che risalgono all’immediato dopoguerra, quando non anche a epoche precedenti.
Grazie alla «collaborazione tra forze di polizia giudiziaria e magistratura», sottolineata dal pm Riccardo Targetti, i 3 dipinti, alla fine, sono stati sequestrati. Due le persone denunciate per ricettazione, anche se pare un’accusa destinata ad essere archiviata, per mancanza di dolo nella condotta. Si tratta di ereditieri di facoltose famiglie della città, col pallino dell’arte. Uno di loro ha esibito una sorta di certificato di possesso scritto nel 1942, ma l’atto è stato smentito della mole di documenti raccolti dagli investigatori.
Il tesoro Il resto della collezione del principe di Lussemburgo scovata dai Monuments Men