Il mondo poetico del giovane Pasolini con Battiston
«La sua terra e la sua lingua sono anche le mie»
«La meglio gioventù è sempre viva. Ai tempi di Pasolini come oggi, i giovani sono la parte migliore di un Paese dove gli adulti non danno un grande esempio», sostiene Giuseppe Battiston, generazione quarantenne, professione attore. «La meglio gioventù», titolo di una raccolta di poesie scritte in friulano da Pier Paolo durante gli anni di guerra a Casarsa, la terra della madre, la lingua più amata. Terra e lingua che sono anche sue.
«Forse per questo le sento così vicine. Le ho scoperte di recente e subito mi sono andate dritte nell’anima, niente nutre più il cuore della poesia. Mi hanno evocato luoghi ed emozioni dell’infanzia: le vacanze a Casarsa, le corse in bici nei prati, le partite di calcio, le sagre, i colori e gli odori di una terra “di primule e temporali”, come la definisce Pasolini. Terra di acque, di risorgive. E il fiume, il Tagliamento, dove d’estate si va a fare il bagno».
Non a caso lo spettacolo che porta al Parenti s’intitola «Non c’è acqua più fresca».
«È il verso di una lirica di Pier Paolo: “Fontana di aga dal me pais/ A no è aga pi frescia che tal me pais/ Fontana di rustic amòur”. Da bambino non sapevo nulla di questa poesia, eppure quella fontana la conosco bene. Appena arrivavo a Casarsa correvo a bere quell’acqua pura. Da quel verso è partita l’esplorazione dentro quel mondo poetico, così lontano e così vicino. E alle liriche delle “Meglio gioventù” si sono aggiunte quelle della “Nuova gioventù”, riscritte da PPP vent’anni dopo, quando tutto era ormai cambiato».
In scena due personaggi, Rico e Sandro, narratori del passato, «eroi» di quel tempo perduto e ritrovato.
«I depositari di una stagione felice. Come in uno degli “spetaculuts” di musica e canto allestiti nella Academiuta di PPP, loro sono i cantori allegri della disperata vitalità di una giovinezza dispersa. Tanti sono quelli che se ne sono andati. Nella stazione di Casarsa i treni sono sempre affollati di ragazzi in partenza».
Dalla morte di Pasolini sono passati 40 anni. Qual è oggi il suo tratto più saliente?
«Il suo essere contro ogni ideologia, mai omologato a nessun potere, Pasolini resta l’esempio sommo del rigore e anticonformismo dell’uomo di cultura. Una lezione che gli intellettuali di oggi hanno dimenticato».