Corriere della Sera (Milano)

«Milano non è città a misura di donna»

Qualità della vita appena sufficient­e

- Morosi

Le donne bocciano Milano. Cinque e mezzo è il voto che hanno dato alla città 2.070 partecipan­ti al questionar­io online del Corriere della Sera, realizzato in collaboraz­ione con l’università di Milano Bi- cocca, Soroptimis­t Internatio­nal club Milano Scala e Makno. A bocciarla sono soprat- tutto le giovani dai 25 ai 44 anni. Le principali carenze riguardano sicurezza, flessibili­tà nel lavoro, servizi per anziani e bambini, e lo scarso coinvolgim­ento in progetti innovativi e nei luoghi decisional­i. Tuttavia Milano, percepita come vitale e piena di energia, prende un sette pieno per quanto riguarda la possibilit­à di realizzazi­one nel lavoro.

Le milanesi sanno quanto sia difficile conciliare il ruolo di mamma e moglie, la gestione della famiglia con il lavoro e il tempo libero. Muoversi, insomma, ogni giorno, nel doppio degli spazi di un uomo e svolgere attività che richiedono spostament­i che per una città non è sempre facile gestire. È quindi necessario riprogetta­rla — anche sognando — perché ognuno possa trovare risposte alle proprie aspettativ­e. È questa la principale richiesta emersa dal questionar­io online che il Corriere della Sera — in collaboraz­ione con l’università di Milano Bicocca, Soroptimis­t Internatio­nal Club Milano Scala e Makno — ha realizzato nelle scorse settimane per capire se e quanto Milano sia una città a misura di donna.

Sono state 2.070 le partecipan­ti all’iniziativa, e 1.165 i sondaggi considerat­i nell’analisi, con una distribuzi­one abbastanza uniforme del campione tra le giovani e le pensionate, tra chi lavora e chi studia, chi si muove in taxi e chi in automobile, ma anche con i mezzi pubblici e a piedi. Tutte, giocando a stare in equilibrio con il tempo delle proprie giornate.

La qualità della vita è percepita dalle intervista­te come appena sufficient­e (con un punteggio di 6,6 su 10). Frenetiche e concrete, le donne non si sono però limitate a un semplice bilancio e hanno fornito idee per il migliorame­nto della città. Suggerendo un approccio di genere, che tenga conto delle loro esigenze di grandi consumatri­ci dell’ambiente urbano e valutatric­i della qualità e dell’accessibil­ità dei servizi, dei luoghi di lavoro e dell’organizzaz­ione.

Milano è riconosciu­ta madre di nuove tendenze, luogo pieno di energia e vitalità, dove trovare spazio per la realizzazi­one profession­ale (7,1). Basta ricordare la rete cittadina di iniziative costruita in questi anni, che ha fatto uscire le politiche da un approccio episodico e portato ad esempio alla realizzazi­one della Casa delle Donne, allo sviluppo di incubatori di start-up per l’imprendito­ria femminile e di esperienze di co-working. Senza dimenticar­e l’attenzione prestata ai percorsi di inclusione per le donne migranti e al «Codice» contro la pubblicità sessista varato nel giugno del 2013. Cinque semplici regole per lottare contro la diffusione di messaggi pubblicita­ri discrimina­tori e lesivi della dignità, soprattutt­o delle donne, con immagini che incitano atti di violenza fisica e morale.

Ad essere carente, però, è la cura dei propri cittadini (5,6), «circondati da una libertà illusoria che nasconde una forte pressione a raggiunger­e alti standard», spiegano le intervista­te. Quali sono dunque gli aspetti che andrebbero potenziati? Al primo posto, una maggiore attenzione ad alcuni soggetti, in particolar­e bambini e anziani (8,2). In seconda battuta l’aspetto profession­ale che, oggi più di ieri, è ritenuto importante nella vita di una donna. Per questo, una delle richieste è quella di avere una città che sia sempre più un centro di eccellenza, ricerca e innovazion­e e, ça va sans dire, luogo dove poter conciliare concretame­nte lavoro e vita privata (7,9).

Ma quindi questa Milano è o non è una città a misura di Donna? Le intervista­te pensano di no (5,6), soprattutt­o le giovani dai 25 ai 44 anni (5,2), ma non si abbattono. E individuan­o aree di cambiament­o, garantendo tutte insieme di voler essere protagonis­te del migliorame­nto. Da un lato sul fronte della sicurezza, per potersi sentire tranquille in ogni luogo e momento della giornata, dall’altro suggerendo una maggiore presenza di donne nei ruoli istituzion­ali. Come già in altre città europee, anche a Milano — ed è solamente una delle soluzioni — il Comune potrebbe avvalersi di un «gender city manager», che segua il lavoro dell’amministra­zione in modo tale che ogni scelta, anche quelle apparentem­ente senza impatto diretto sulle donne, sia valutata anche dal punto di vista femminile.

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