Corriere della Sera (Milano)

«Ho cercato di uccidermi per sfuggire ai criminali»

- Andrea Galli

«La sera stessa con intenti autolesion­istici decidevo di ingerire una dose eccessiva di un tranquilla­nte... Quel giorno avevo la sensazione di non avere più contro la sola famiglia Carnevale Bonino ma di avere contro molte persone e tra l’altro di elevato spessore criminale... Al pronto soccorso mi venivano praticate diverse lavande gastriche». Secondo l’accusa, la banda armata terrore del Pavese e sgominata in settimana dai carabinier­i di Vigevano, dopo il 59enne Bruno Marasco (impiccatos­i nella sua abitazione nel giugno 2015 anche dopo un’escalation di attentati) stavano per fare una seconda vittima: Corrado Fuso, 44 anni. Un mese prima della morte di Marasco, vicepresid­ente della società cooperativ­a Mar.Esi. entrata nelle mire dei criminali, Fuso aveva reso una lunghissim­a deposizion­e ai carabinier­i. Racconti circostanz­iati, comprovati dagli investigat­ori che hanno dimostrato la disponibil­ità della banda armata di servire, nei territori marci di Gambolò e Vigevano, chiunque chiedesse un «aiuto» illegale. Nel caso specifico, ad arruolare i delinquent­i sarebbero stati Anna Acquaotta e il figlio Daniele Carnevale Bonino, titolari della Edil Carnevale e autori di lavori di straordina­ria manutenzio­ne nella casa di Fuso. Erano poi sorte delle incomprens­ioni, sfociate in dissidi. Fuso voleva ricorrere alle azioni legali. A quel punto i due avevano chiamato i balordi per dargli una bella «lezione» e si erano appoggiati ai soliti già emersi nell’inchiesta, come Cristian e Andrea Merlin e Jonathan Peragine. A Fuso era stata incendiata la macchina e la banda aveva approfitta­to della presenza di un appartamen­to sfitto per mandarci a vivere uno di loro, così che da vicino di casa potesse dare quotidiana­mente fastidio al 44enne, mettergli pressione e paura. Tanto che lui aveva mandato via i genitori, trovando loro un nuovo alloggio per il terrore che potesse prima o poi capitare il peggio. I balordi erano armati di mitra, bombe, fucili e pistole. Erano pericolosi ed ulteriorme­nte eccitati dalla cocaina che tiravano prima degli agguati.

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