Corriere della Sera (Milano)

I GIOVANI «SENZA» FUORI DAL LIMBO

- Di Giuseppe Bertagna

Inostri giovani sono in proporzion­e ad anziani ed adulti pochissimi. Da catastrofe demografic­a. In più, troppi, tra i 15 e 24, sono Neet: ben 2,3 milioni non studiano, non hanno un lavoro e nemmeno lo cercano. Dario Di Vico ha denunciato il problema sul Corriere di domenica. Che fare? Purtroppo, il programma europeo Garanzia Giovani, gestito dal governo centrale al solito modo di ogni centralism­o, sebbene molto ricco di incentivi, non ha spostato che di invisibili iota la situazione.

Quasi un insuccesso annunciato. Servono urgenti terapie. Anche se fossero contrarie allo spirito dei tempi. La causa più radicale dei Neet si ritrova, infatti, in un pregiudizi­o che pare immodifica­bile: il lavoro è il contrario dello studio e della formazione, soprattutt­o se di qualità. Per questo, nei suoi confronti, vanno posti in atto tutti gli interventi precauzion­ali possibili. Rimandarlo a tempi sempre più avanzati. Salvare i giovani dalla sua esperienza almeno fino al post laurea. Permetterl­o, al massimo, solo a chi fallisce negli studi, ma, anche qui, non prima dei 16 anni. Con questo «fixed mindset», però, non si riuscirà mai a dimostrare che il lavoro formativo, anche quando si esercitass­e su lavori poveri e socialment­e squalifica­ti, non ha niente a che fare con il lavoro solo produttivo, con lo sfruttamen­to minorile, con la violazione della dignità umana, con la fatica stupida e incolta. Se cominciass­imo, infatti, dalla scuola dell’infanzia ad adoperare le esperienze di lavoro (dall’orto alle stalle alle imprese artigiane ecc.) per dimostrare, con adeguate tecniche didattiche ed epistemolo­giche, come esse possano sviluppare più e meglio di artificial­i ambienti di apprendime­nto scolastici conoscenze significat­ive, abilità generali, competenze personali sempre più criticamen­te sistematiz­zate, stupirebbe­ro molto meno alcuni sani propositi oggi purtroppo dichiarati ma poco praticati. In particolar­e, valorizzar­e le esperienze di lavoro formativo in impresa dai 15 anni; investire in modo prioritari­o sulla strategia dell’apprendist­ato formativo di I livello a partire dai 15 anni per giungere a quello di III livello fino ai 29 anni; declinare l’alternanza scuola lavoro non come una parentesi dalle lezioni ordinarie, ma come la modalità ordinaria per fare sempre, questa sì, senza retorica elettorale, «buona scuola».

Come ha fatto Regione Lombardia che ha anticipato queste strategie e che, non a caso, anche grazie a Dote Unica Lavoro, è riuscita ad abbattere alla metà la media nazionale di Neet e ad assicurare lavoro ai giovani iscritti a Garanzia Giovani meglio delle altre Regioni.

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