Internazionale, flessibile e meno cara «Così la città sarà a misura di donna»
Il sondaggio al femminile del Corriere: ok le pari opportunità, mancano gli asili
«Non confondiamo i capricci con la questione femminile». Anna Introini, una carriera come giudice del tribunale di Milano, ora presidente a Como, madre di due gemelle di 28 anni, promuove la città bocciata dalle tante donne che hanno partecipato al sondaggio online del Corriere della Sera, realizzato con l’Università Bicocca, Soroptimist International club Milano Scala e Makno: «A Milano mi sento più tutelata che in altri luoghi. La città non era sicura al tempo del terrorismo. Se c’è una città a misura di donna è questa, dove vai ovunque con i mezzi pubblici. È cara, certo. Ma offre opportunità di lavoro, formazione, cultura».
Una difesa cui s’associano in molti, pur senza risparmiare critiche. Così Federica Ortalli, presidente di Assonidi e membro di giunta della Camera di Commercio, che invita le donne a «non autoghettizzarsi». «Nel nostro volere arrivare a tutto, a fare di più, lavorare dodici ore al giorno, rischiamo di diventare antipatiche. Dobbiamo fare squadra, trascinare gli uomini nel nostro mondo, imparare a farci aiutare».
Condivisa la critica sulla carenza di sicurezza. Daniela Dawan, avvocato penalista e scrittrice, è convinta che «per una donna la città sia ancora molto insicura, forse perché la città ad una certa ora si spegne. Non ha ancora il respiro internazionale. Non è una città per bambini o per vecchi». Preoccupazioni condivise da Marco Galateri di Genola, presidente dell’Accademia di Brera, padre di tre figlie, nonno di 10 nipoti, che aggiunge: «Milano è all’avanguardia ma per essere all’altezza del Nord Europa ce ne sono di cose da fare, sulla sicurezza (quanti bambini vanno a scuola da soli?), sulla pulizia, sulla mobilità ciclabile, sulla flessibilità del lavoro che è una delle cose insieme ai costi degli asili che blocca le donne. E si parla troppo poco di famiglia che resta la spina dorsale della struttura sociale».
Eppure la città è cambiata dagli anni Novanta, quando i temi della conciliazione dei tempi entrava timidamente nelle agende dei politici. «Ma lo si deve alle donne». Ne è convinta l’ex magistrato Livia Pomodoro: «Hanno preso più consapevolezza, hanno saputo rivendicare risposte alle loro aspettative. Ed è buona l’idea di un gender city manager purché non si limiti alla burocrazia della verifica, ma metta insieme le idee delle donne». Difendono con forza il modello Milano donne che l’hanno amministrata come Ada Lucia De Cesaris: «Qui abbiamo sperimentato la parità di genere, c’è una organizzazione dei servizi straordinaria, opportunità di servizi e mezzi di trasporto unici, lo dico anche da madre di tre figli». E Chiara Bisconti: «Il lavoro agile è la risposta alle donne che devono dividersi tra famiglia e lavoro». C’è un aspetto sul quale la politica si interroga oggi e inizia a lavorare, oltre il sondaggio: «La realtà delle donne che hanno professioni semplici, retribuzioni basse, non possono pagarsi la baby sitter, devono gestire lavoro e famiglia — conclude Carmela Rozza, assessore alla Sicurezza —. La città deve essere vivibile anche per loro».