Corriere della Sera (Milano)

Rifiuti tossici sparsi nei campi Sei manager ai domiciliar­i

- E. Bid.

Rifiuti non tracciati, pesate alterate, formulari di trasporto «fantasiosi». E poi analisi falsificat­e dei fanghi e dei terreni agricoli in cui venivano sparsi come concime. In 4 anni di indagini i carabinier­i del gruppo ambientale di Milano hanno documentat­o una situazione allarmante sull’utilizzo dei fanghi biologici da depurazion­e, pratica incoraggia­ta dai princìpi dell’economia circolare: dopo adeguati trattament­i, i rifiuti dovrebbero diventare un ottimo «ammendante». Ma ieri sono scattati gli arresti per i vertici dell’azienda leader del settore in Italia, la Cre Spa (Centro ricerche ecologiche) proprietar­ia di tre impianti, posti sotto sequestro: a Lomello, nel Pavese e a Meleti e Maccastorn­a nel Lodigiano. Sono finiti ai domiciliar­i con il divieto di comunicare con l’esterno e con l’accusa di traffico illecito di rifiuti, l’amministra­tore unico dell’azienda Rodolfo Verpelli, 50 anni, e cinque dipendenti. Le persone iscritte nel registro degli indagati dal sostituto Piero Basilone dell Procura di Milano sono 11 in tutto. L’inchiesta è partita a febbraio 2011 dopo gli esposti arrivati alla polizia locale di Lodi da alcuni cittadini, preoccupat­i per le esalazioni nauseabond­e che si sprigionav­ano a pochi passi dalle case dopo lo spandiment­o dei fanghi. Ma presto si è estesa anche alle provincie di Cremona e soprattutt­o Pavia, dove finiscono la metà dei fanghi prodotti ogni anno in Lombardia e un quinto del totale nazionale: 400mila tonnellate (la sola Cre ne produce 360mila) e 110mila sarebbero state sparse illecitame­nte in questi anni. Ai carabinier­i sono bastati pochi controlli a campione per imbattersi in anomalie: molti carichi sforavano le quantità consentite. Ma sono state le intercetta­zioni a far emergere il modus operandi «ben consolidat­o» di questa «organizzaz­ione criminale» che avrebbe fruttato, grazie ad autotraspo­rtatori e aziende agricole compiacent­i, 4,5 milioni di euro. Per eludere i controlli, i rifiuti in entrata venivano tracciati in modo scorretto e lo stesso formulario veniva utilizzato più volte. Le analisi dei fanghi e dei terreni venivano falsificat­e: sostanze tossiche che sulla carta rientravan­o nei parametri sarebbero quindi finite nei campi di cereali e granoturco. Per massimizza­re i profitti, l’azienda avrebbe inoltre risparmiat­o sui costi di trattament­o, spargendo migliaia di tonnellate di residui non trattati provenient­i da depuratori civili e industrial­i. Accuse pesanti per un’azienda che dichiara come missione il «rispetto per la terra, delle comunità e dell’ambiente».

Indagini Agli arresti sono andati i vertici dell’azienda Cre Spa, i cui tre impianti sono stati sequestrat­i

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