LA VITA DIFFICILE ALLA GIMKANE E CARTELLI POCO CHIARI
CENTRALE
Gentile signora Isabella Bossi Fedrigotti, mi sono accorto che in Stazione Centrale hanno apportato delle modifiche bizzarre. Infatti se si sale al piano degli arrivi, non si è più in grado di conoscere orari, binari e dettagli dei treni in arrivo. Ti giri intorno alla ricerca del tabellone luminoso, come era fino a poco tempo fa, ma trovi solo quelli delle partenze. Alla mia richiesta di spiegazioni, mi è stato detto che è una cosa voluta perché altrimenti si crea troppa ressa al piano dei treni. Come se la gente andasse in stazione per passare il tempo! Secondo i geni che hanno ideato queste modifiche, chi va alla stazione a prendere un parente o un amico, un figlio minore o un anziano, dovrebbe sostare al piano sotto, dove ci sono alcuni pannelli «Arrivi» finché il pannello non ti comunica il binario di arrivo, e l’eventuale ritardo. Dopodiché, si dovrebbe «schizzare» al piano superiore. Inoltre, quando i treni arrivano in ritardo, secondo gli strateghi della logistica e delle infrastrutture, si dovrebbe sopportare il ritardo stando in piedi ai piani inferiori (infatti non si trovano panchine vicino agli schermi con le informazioni degli arrivi). Veramente assurdo. Quindi, chi va in stazione per prendere qualcuno, se è da solo, non avrà vita facile.
Infatti qualche genio ha pensato che, adesso che i tornelli separano l’area dei binari dall’area aperta a tutti, questa è diventata troppo piccola per contenere gli utenti che pertanto si devono spingere a «sottostare», cioè stare sotto, in attesa di salire al piano superiore in corrispondenza dell’arrivo del treno.
Perché non spostare i tornelli fino all’inizio del binario e recuperare al pubblico generico tutti quei 20/30 metri che separano i tornelli dai binari? Oppure perché non mettere panchine e qualche scala mobile in più dal piano inferiore a quello superiore, senza passare dall’interminabile mezzanino? Se la politica vuole incentivare l’uso dei mezzi pubblici, dovrebbe rendere più agevole il loro utilizzo, a tutti i livelli. Siamo ancora lontani dall’efficienza di altre nazioni.
In effetti — in molti hanno già scritto — non è facile la vita in Centrale per chi vuole andare a prendere un viaggiatore: senza la fatidica telefonata, «Dove sei?», è assicurato il rischio di non trovarlo. Come non è facilissima per chi parte a causa delle scale mobili trasversali, che certo non aiutano ad affrettare i tempi di avvicinamento. Per fortuna, meglio che niente, in alcune aree dei tornelli sopravvivono gli antichi tabelloni di carta, bianchi per gli arrivi, gialli per le partenze: li vada a cercare perché quasi sempre i binari indicati poi davvero corrispondono.
Dedichiamo l’ultima rubrica della stagione, che s’interrompe per la consueta pausa estiva, a Franca Locatelli e Claudio Viganò che ieri, 12 luglio, hanno festeggiato 62 anni di matrimonio. Franca compirà 90 anni il 2 agosto e Claudio ha spento 84 candeline lo scorso febbraio. Eccoli in posa per uno scatto ricordo nella primavera del 1955, ai giardini di via Palestro. Franca e Claudio abitavano entrambi in Porta Romana. E lì si conobbero, nella piazzetta che sta tra via Muratori e via Corio.