Corriere della Sera (Milano)

LA VITA DIFFICILE ALLA GIMKANE E CARTELLI POCO CHIARI

CENTRALE

- Simone Luchini

Gentile signora Isabella Bossi Fedrigotti, mi sono accorto che in Stazione Centrale hanno apportato delle modifiche bizzarre. Infatti se si sale al piano degli arrivi, non si è più in grado di conoscere orari, binari e dettagli dei treni in arrivo. Ti giri intorno alla ricerca del tabellone luminoso, come era fino a poco tempo fa, ma trovi solo quelli delle partenze. Alla mia richiesta di spiegazion­i, mi è stato detto che è una cosa voluta perché altrimenti si crea troppa ressa al piano dei treni. Come se la gente andasse in stazione per passare il tempo! Secondo i geni che hanno ideato queste modifiche, chi va alla stazione a prendere un parente o un amico, un figlio minore o un anziano, dovrebbe sostare al piano sotto, dove ci sono alcuni pannelli «Arrivi» finché il pannello non ti comunica il binario di arrivo, e l’eventuale ritardo. Dopodiché, si dovrebbe «schizzare» al piano superiore. Inoltre, quando i treni arrivano in ritardo, secondo gli strateghi della logistica e delle infrastrut­ture, si dovrebbe sopportare il ritardo stando in piedi ai piani inferiori (infatti non si trovano panchine vicino agli schermi con le informazio­ni degli arrivi). Veramente assurdo. Quindi, chi va in stazione per prendere qualcuno, se è da solo, non avrà vita facile.

Infatti qualche genio ha pensato che, adesso che i tornelli separano l’area dei binari dall’area aperta a tutti, questa è diventata troppo piccola per contenere gli utenti che pertanto si devono spingere a «sottostare», cioè stare sotto, in attesa di salire al piano superiore in corrispond­enza dell’arrivo del treno.

Perché non spostare i tornelli fino all’inizio del binario e recuperare al pubblico generico tutti quei 20/30 metri che separano i tornelli dai binari? Oppure perché non mettere panchine e qualche scala mobile in più dal piano inferiore a quello superiore, senza passare dall’interminab­ile mezzanino? Se la politica vuole incentivar­e l’uso dei mezzi pubblici, dovrebbe rendere più agevole il loro utilizzo, a tutti i livelli. Siamo ancora lontani dall’efficienza di altre nazioni.

In effetti — in molti hanno già scritto — non è facile la vita in Centrale per chi vuole andare a prendere un viaggiator­e: senza la fatidica telefonata, «Dove sei?», è assicurato il rischio di non trovarlo. Come non è facilissim­a per chi parte a causa delle scale mobili trasversal­i, che certo non aiutano ad affrettare i tempi di avviciname­nto. Per fortuna, meglio che niente, in alcune aree dei tornelli sopravvivo­no gli antichi tabelloni di carta, bianchi per gli arrivi, gialli per le partenze: li vada a cercare perché quasi sempre i binari indicati poi davvero corrispond­ono.

Dedichiamo l’ultima rubrica della stagione, che s’interrompe per la consueta pausa estiva, a Franca Locatelli e Claudio Viganò che ieri, 12 luglio, hanno festeggiat­o 62 anni di matrimonio. Franca compirà 90 anni il 2 agosto e Claudio ha spento 84 candeline lo scorso febbraio. Eccoli in posa per uno scatto ricordo nella primavera del 1955, ai giardini di via Palestro. Franca e Claudio abitavano entrambi in Porta Romana. E lì si conobbero, nella piazzetta che sta tra via Muratori e via Corio.

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