Guardie e ladri, vincono le clienti
In manette ex affiliato alla Stidda di Gela. Il colpo nella banca di piazzale Medaglie d’Oro Due donne lo riprendono col cellulare, lo seguono per 600 metri e lo segnalano alla polizia
Il rapinatore scappa dalla banca dopo il colpo. Alle sue spalle due clienti che lo pedinano e gli scattano una fotografia. Le due donne guidano la polizia fino al bar dove si era rifugiato: catturato.
Non bastavano i sofisticati occhi elettronici installati nelle banche. E neppure le quasi 2 mila telecamere del Comune che sorvegliano ogni angolo del centro. I rapinatori adesso devono guardarsi non solo dalla polizia ma anche dagli smartphone.
Lo ha scoperto sulla sua pelle Cristoforo Di Bartolo, 55 anni, un ex luogotenente della terribile mafia gelese, la Stidda. Dopo una serie di condanne — dall’associazione mafiosa, al sequestro di persona fino al concorso in omicidio e al traffico di droga — reati per i quali dopo la scarcerazione era sottoposto alla libertà vigilata in Romagna, Di Bartolo s’è buttato nel business delle rapine. Non un grande affare, visto il magrissimo bottino racimolato lunedì mattina nel «colpo» alla filiale Intesa Sanpaolo di piazzale Medaglie d’Oro: soltanto 125 euro, peraltro soldi che la cassiera ha consegnato dal proprio portafoglio, e qualche tubo di monete per un totale di altri 5 euro. A peggiorare le cose, meno di dieci minuti dopo la rapina, sono arrivate le manette.
I poliziotti della Volante lo hanno arrestato mentre tentava di confondersi tra i clienti di un bar di via Orti, a 600 metri di distanza, a Porta Romana. Vecchia tecnica, quella di confondersi tra i clienti di un locale fingendo di bersi un caffé, conosciuta ormai anche dalla polizia. Ma stavolta ad incastrarlo non è stata solo la bravura degli agenti ma il fiuto da detective di due clienti che in quel momento si trovavano nell’istituto. Due donne, una 40enne e l’amica di 35 anni, che appena il malvivente è uscito dalla banca si sono messe sulle sue tracce pedinandolo a distanza dall’altro lato della strada.
Un inseguimento silenzioso iniziato in viale Monte Nero, proseguito nella piccola via Sassoferrato, poi in viale Caldara quindi in via della Braida e concluso in via Orti dove, appunto, Di Bartolo è entrato in un bar pensando ormai di essere al sicuro. Una della due donne è rimasta per tutto il tempo in contatto con un operatore del 112 informandolo su ogni spostamento, l’altra è riuscita a scattare una fotografia con il cellulare al rapinatore vestito con bermuda chiari, maglietta blu, scarpe da tennis e coppola bianca. Lo stesso abbigliamento ripreso nelle immagini delle telecamere di sorveglianza della banca durante la rapina. È bastato così un rapido confronto tra i fotogrammi per avere la certezza sulla bontà delle «indagini» delle due clienti. Di Bartolo è stato arrestato in flagranza.
Il «colpo» è avvenuto alle 10.21 dell’altra mattina. Il 50enne è entrato nell’istituto con il cappellino in testa, un guanto di plastica (di quelli da supermercato) a una mano e nell’altra un taglierino. L’uomo ha «scavalcato» la fila dei clienti in attesa: nel video si vede anche una donna che forse per protestare si avvicina all’uomo e subito fugge impaurita quando si accorge che non si tratta di un maleducato ma di un rapinatore.
A quel punto Di Bartolo intima a due cassiere di consegnare i contanti, ma le donne gli rispondono che i cassetti delle casse sono vincolati da un’apertura temporizzata. Così, prima di andarsene, si fa consegnare i contanti che una cassiera aveva nel proprio portafoglio (l’altra nel frattempo s’è rifugiata in bagno terrorizzata), arraffa i tubi con le monetine e si allontana a piedi. È in quel momento che le due clienti per niente impaurite escono e lo seguono a distanza fino all’arresto in via Orti.