Il «pentimento» del rapinatore braccato
Massimo Bossoni, incubo dei farmacisti, si consegna alla polizia. I covi negli alberghi
Braccato, alla fine si è consegnato alla polizia che gli aveva chiuso le «vie di fuga» rappresentate dagli alberghi nella zona della Centrale e di via Vitruvio che accolgono chiunque senza mai chiedere i documenti. Massimo Bossoni, terrore dei farmacisti e un lungo passato di precedenti specifici, si è costituito in commissariato. I colpi con coltelli e taglierino; il bottino per pagarsi la droga.
Quelle rese a verbale sono confessioni da disgraziato che, volendo, metterebbero anche malinconia non fosse uno che rapinava armato di coltello le farmacie e metteva paura a più d’una persona. E il suo pentimento, quando s’è presentato alla polizia ammettendo che non se la sentiva di continuare a derubare, suona tardivo e volutamente costruito per salvare il salvabile, considerato che gli investigatori l’avevano ormai braccato. Questo non toglie che il 43enne Massimo Bossoni, l’ennesimo bandito arrestato dal commissariato Scalo Romana diretto da Angelo De Simone, resti un personaggio tormentato e perduto. Nessun legame famigliare che possa aiutarlo, ultima residenza anagrafica comunicata in fase di fermo «la casa circondariale di Monza», tossicodipendente, l’assoluta mancanza di volontà di rigare dritto, Bossoni è accusato, o meglio si è autoaccusato e peraltro a ragione (le telecamere, le testimonianze e le indagini della polizia l’hanno incastrato inesorabilmente), di aver colpito la farmacia «Calatafimi» in piazzale di Porta Lodovica, la farmacia «Sansovino» nella omonima via e la farmacia «Lloyds» in piazzale Cuoco. Le tre rapine sono avvenute il 31 ottobre, e il 3 e 7 novembre. Il 22 ottobre Bossoni, milanese di nascita, aveva lasciato la comunità «Arca» di Como ed era tornato in città. Aveva svuotato il conto corrente e aveva campato per dieci giorni. Ritrovatosi a corto di euro, s’era messo a camminare a zonzo. Il vagare l’aveva portato davanti alla «Calatafimi», lui non ci aveva pensato un secondo e si era buttato dentro. A volto scoperto. Con un coltello da cucina custodito in tasca. Si era fatto consegnare seicento euro, usati per dormire in due alberghi nella zona della Centrale e per divertirsi; tre giorni dopo era già a bolletta e s’era infilato su un tram per trascorrere le ore serali a riposare. Il 3 novembre, stando al racconto di Bossoni, forse colto da sensi di colpa si era presentato in un altro commissariato invitando gli agenti a catturarlo per una rapina consumata in una non precisata farmacia. Informazioni vaghe e confuse, contraddittorie e parziali, sicché agli agenti non era «emerso» nessun colpo e men che meno una responsabilità di Bossoni, invitato a tornarsene a casa. Lo stesso giorno, con un taglierino, il balordo aveva preso di mira la «Sansovino»; bottino di 500 euro, serviti per una stanza d’albergo nella zona di via Vitruvio e la droga. Di nuovo il denaro era bastato ma per poco e il 7 novembre, il rapinatore eternamente spiantato, mentre passeggiava in piazzale Cuoco s’era tuffato nella «Lloyds» arraffando 300 euro. Ma niente hotel: forse si era subito fulminato i soldi acquistando ancora droga. Il capitolo successivo, a rigor di logica, sarebbe dovuta essere la quarta rapina. Bossoni invece s’era consegnato. Non parliamo di uno sprovveduto inghiottito dal crimine. Aveva capito che i poliziotti gli erano vicini. Percezioni da bandito, quale è: il passato racconta di un’infilata di colpi in un breve lasso temporale sempre in farmacie ma in trasferta nei paesi della Liguria, con il sostegno di un complice, ugualmente italiano e parecchio noto alle forze dell’ordine per precedenti specifici. I due, grazie ai «proventi», avevano deciso di restarsene al mare a far la bella vita. Cosa che a Milano non gli riusciva più. I segugi di De Simone avevano visitato e diffidato gli alberghi che non si fanno problemi a ospitare senza chiedere i documenti d’identità, aprendo porte e stanze a balordi, prostitute coi clienti, spacciatori, e che avevano avuto come cliente Bossoni. Il quale una notte aveva cercato di dormire a bordo dell’affollato e rumoroso bus della linea 90. Non gli era piaciuto. Forse aveva ripensato con nostalgia alla cella d’un carcere. E s’è costituito.