Giancarlo Bloise al Crt Memorie e racconti di uno chef kosher
Da cuoco con studi in architettura ad attore con sapienza da chef. Il passo oggi, sommersi come siamo da cuochi guru su tutti canali televisivi, non può sembrare così gigantesco. E per Giancarlo Bloise, col suo «Cucinar Ramingo» (dal 22 al 27 al Teatro dell’Arte, viale Alemagna 6, ore 20.30, biglietti 15/10 euro, tel. 02.72.43.41) non lo è stato e non perché sia diventato un tuttologo performer della parola e del giudizio con risotto nella pentola, bensì perché spinto dal desiderio, giovane e antico, di recuperare la cucina come luogo dell’affabulazione, di passaggio di memorie, favole e miti, di un raccontare che marcia di pari passo col fare. Sovrapposizioni di più partiture da curare nello stesso tempo. L’unione sta nel ritmo. E così succede in questo suo spettacolo nato anche dal piacere di inventare, disegnare e realizzare gli eleganti oggetti scenici in legno, la cucina del ramingo.
Bloise era chef kosher a Firenze, in un piccolissimo locale dove le diverse tradizioni culinarie del mondo si fondevano con le numerose norme della cucina ebraica. Dice Bloise: «Ho fatto tesoro dei limiti imposti da un passato che non mi appartiene direttamente in quanto “gentile”, (non ebreo) accettandoli; a poco a poco essi sono divenuti un nuovo pentagramma su cui si è formata una melodia sconosciuta». Ricette appartenenti ad un mondo antico, contaminate dalle regole e dai piatti dei vari Paesi del mondo. Tradizione. Continuum. Discontinuità. Mescendo, rosolando, tagliando, cucinando tra divieti e regole del nutrirsi Kosher e narrazione, Bloise propone un curioso e raffinato viaggio nel tempo e nel cibo, e racconta con lievità da giocoliere la forza simbolica e sociale del mangiare e del saper immaginare insieme tra sedani e cipolle. I testi si srotolano tra Giuliano Scabia, lo stesso Giancarlo Bloise e il poeta Maurizio Meschia e facciamo nostro il suo invito: «sedete a condividere i sapori dei millenni, il gusto delle diversità, il sale delle culture».