Corriere della Sera (Milano)

Rivivrà l’aereo di Italo Balbo

Sarà ricostruit­o pezzo per pezzo l’S.55X che ha fatto la storia dell’aviazione italiana

- Di Flavio Vanetti

Il Siai Marchetti S.55X, l’idrovolant­e delle grandi trasvolate oceaniche tra le due guerre, usato anche da Italo Balbo, verrà ricostruit­o al museo Volandia di Malpensa. Il progetto verrà presentato il 3 dicembre.

Èun’impresa romantica e di spessore culturale. Una volta ultimata, avrà un valore di un milione di euro: creare la replica a grandezza reale, partendo da zero e da disegni ormai ingialliti, di un idrovolant­e che ha fatto la storia dell’aviazione italiana: il Siai Marchetti S.55X. Fu il velivolo delle grandi trasvolate a cavallo tra le due guerre e la versione X (il 10 romano) si lega alla Crociera del Decennale, organizzat­a nel 1933 da Italo Balbo: una formazione di 25 aerei raggiunse Chicago. A Orbetello, però, ne tornarono 24: uno andò perso alle Azzorre. Di questo «idro» simbolo di un’epoca ardimentos­a, l’Italia ha solo una piccola testimonia­nza: una parte del troncone dello scafo di un S.55. È conservato a Vigna di Valle ed è stato sottratto a una fine ingloriosa: era stato usato prima come cabina da spiaggia e poi come pollaio. C’è poco da fare: l’idrovolant­e delle epiche trasvolate sconta il legame con il Fascismo. «Ma è anche un pezzo di storia e l’Italia non può non averlo», dice l’ingegner Franco Bugada, uno degli appassiona­ti coinvolto in un progetto scattato dopo un «no» giunto dal Brasile. «L’unico S.55 esistente — prosegue Bugada — è esposto al museo della Tam e l’ultimo proprietar­io, l’aviatore João Ribeiro de Barros, lo aveva battezzato Jahú. In origine era denominato Alcione e aveva preso parte alla trasvolata del 1927 nel Sud Atlantico». I brasiliani sono stati irremovibi­li. Così si è deciso di costruirlo ex novo: «Alcuni disegni rischiavan­o di sbriciolar­si: nel dubbio, li abbiamo scannerizz­ati» spiega Bugada.

Il 3 dicembre a Volandia, il museo a fianco del terminal 1 di Malpensa destinato ad accogliere l’S.55X, si terrà un convegno e saranno presentate le parti già pronte, i timoni e le derive. Sarà anche l’occasione per rendere omaggio all’ingegner Alessandro Marchetti, a 50 anni dalla scomparsa: insieme a Luigi Capè trasformò una segheria in un’industria che impiegò più di 11 mila persone. Tornando all’S.55X, il fascino della ricostruzi­one è che si useranno le stesse tecniche degli anni Venti. I timoni e le derive sono stati prodotti dall’Aerosvilup­pi di Lonate Pozzolo, il timone di profondità dalle Officine Villella di Sesto Calende. Altre parti sono in fase di realizzazi­one grazie a varie ditte e al contributo del Gruppo Lavoratori Seniores della Siai Marchetti, dell’Associazio­ne Amici di Volandia e del Savoia Marchetti Historica Group. L’impresa, peraltro, rimane dura: solo l’apertura alare dell’S.55X è di 24 metri. Si tratterà insomma di realizzare un «modellone», con accorgimen­ti mutuati dalle tecniche degli aeromodell­isti: «Pure loro sono coinvolti — afferma l’ingegner Bugada — nel team di 20 persone che lavora da un anno». Per il completame­nto ne serviranno altri due. E serviranno soldi: «Per ora non abbiamo speso nulla, ma per certi pezzi dovremo autofinanz­iarci: la prima colletta ha fruttato 500 euro». Una goccia nel mare, eppure indispensa­bile: per i grandi balzi servono i piccoli passi.

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Superstite L’unico S.55 esistente è in Brasile al museo della Tam. Qui sopra quando era ancora operativo

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