Corriere della Sera (Milano)

Una casa per le mamme detenute, firmato il protocollo d’intesa

La convenzion­e tra Ciao onlus, Dap e Comune: «Creare uno spazio diverso dal carcere dove vivere la maternità»

- Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it

Quando il bambino romeno di 5 anni è stato costretto andare in carcere mentre chiedeva di restare a «casa», in quella struggente implorazio­ne gli operatori che lo salutavano con le lacrime agli occhi hanno trovato ancora una volta la prova, di cui avrebbero fatto volentieri a meno, che il loro lavoro non era stato inutile. La conferma ora gli arriva anche dalle istituzion­i con la firma ieri, in occasione della «Giornata internazio­nale dell’infanzia», del protocollo d’intesa tra l’associazio­ne Ciao, da un lato, e il Dipartimen­to dell’amministra­zione penitenzia­ria della Lombardia e il Comune Milano, dall’altro.

La casa famiglia protetta gestita dalla onlus Ciao, l’unica del genere in Italia, ospita madri in gravidanza, genitori ai quali sono stati concessi durante le indagini preliminar­i gli arresti domiciliar­i che hanno figli fino a 6 anni di età oppure con figli fino ai 10 anni se dopo essere stati condannati in via definitiva hanno ottenuto (a differenza della madre del piccolo romeno) la detenzione domiciliar­e.

Ovviamente si tratta di persone che non hanno una casa, una condizione che si ripercuote­rebbe ingiustame­nte sui figli se non ci fosse qualcuno in grado di ospitare i genitori. Da sei anni Ciao si occupa di queste persone, quasi sempre stranieri poveri, anche se in questo periodo la casa di via Magliocco sta assistendo anche una italiana con il suo bambino. L’obiettivo, spiega la presidente­ssa e direttrice dell’associazio­ne Elisabetta Fontana, «è di creare un ponte tra carcere, famiglia e territorio per creare uno spazio che sia “altro” rispetto al carcere, in cui la madre possa vivere la propria maternità e il bambino stare in un luogo che garantisca il suo benessere».

A stabilire come debbano essere organizzat­e queste strutture è la legge 62 del 2011 che fissa a sei il numero massimo di famiglie che possono essere ospitate in ciascuna di esse. Senza oneri per l’amministra­zione pubblica, la onlus vive grazie al sostegno di alcune fondazioni, Ciao gestisce attraverso uno psicoterap­euta, uno psicologo e un educatore un ampio appartamen­to in cui gli ospiti, controllat­i periodicam­ente dalle forze di polizia, possono svolgere una vita familiare normale contando su vitto, vestiti e farmaci gratuiti e non lontano dai servizi territoria­li come stabilisce la convenzion­e firmata, oltre che da Fontana, dal direttore del Dap lombardo Luigi Pagano e da un rappresent­ante del Comune. Presenti anche l’assessore alle politiche sociali di Palazzo Marino Pierfrance­sco Majorino, il presidente del tribunale di sorveglian­za Giovanna di Rosa e il giudice Chiara Valori in rappresent­anza del presidente del tribunale di MIlano Roberto Bichi.

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Direttore Luigi Pagano del Dipartimen­to dell’amministra­zione penitenzia­ria

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