Una casa per le mamme detenute, firmato il protocollo d’intesa
La convenzione tra Ciao onlus, Dap e Comune: «Creare uno spazio diverso dal carcere dove vivere la maternità»
Quando il bambino romeno di 5 anni è stato costretto andare in carcere mentre chiedeva di restare a «casa», in quella struggente implorazione gli operatori che lo salutavano con le lacrime agli occhi hanno trovato ancora una volta la prova, di cui avrebbero fatto volentieri a meno, che il loro lavoro non era stato inutile. La conferma ora gli arriva anche dalle istituzioni con la firma ieri, in occasione della «Giornata internazionale dell’infanzia», del protocollo d’intesa tra l’associazione Ciao, da un lato, e il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria della Lombardia e il Comune Milano, dall’altro.
La casa famiglia protetta gestita dalla onlus Ciao, l’unica del genere in Italia, ospita madri in gravidanza, genitori ai quali sono stati concessi durante le indagini preliminari gli arresti domiciliari che hanno figli fino a 6 anni di età oppure con figli fino ai 10 anni se dopo essere stati condannati in via definitiva hanno ottenuto (a differenza della madre del piccolo romeno) la detenzione domiciliare.
Ovviamente si tratta di persone che non hanno una casa, una condizione che si ripercuoterebbe ingiustamente sui figli se non ci fosse qualcuno in grado di ospitare i genitori. Da sei anni Ciao si occupa di queste persone, quasi sempre stranieri poveri, anche se in questo periodo la casa di via Magliocco sta assistendo anche una italiana con il suo bambino. L’obiettivo, spiega la presidentessa e direttrice dell’associazione Elisabetta Fontana, «è di creare un ponte tra carcere, famiglia e territorio per creare uno spazio che sia “altro” rispetto al carcere, in cui la madre possa vivere la propria maternità e il bambino stare in un luogo che garantisca il suo benessere».
A stabilire come debbano essere organizzate queste strutture è la legge 62 del 2011 che fissa a sei il numero massimo di famiglie che possono essere ospitate in ciascuna di esse. Senza oneri per l’amministrazione pubblica, la onlus vive grazie al sostegno di alcune fondazioni, Ciao gestisce attraverso uno psicoterapeuta, uno psicologo e un educatore un ampio appartamento in cui gli ospiti, controllati periodicamente dalle forze di polizia, possono svolgere una vita familiare normale contando su vitto, vestiti e farmaci gratuiti e non lontano dai servizi territoriali come stabilisce la convenzione firmata, oltre che da Fontana, dal direttore del Dap lombardo Luigi Pagano e da un rappresentante del Comune. Presenti anche l’assessore alle politiche sociali di Palazzo Marino Pierfrancesco Majorino, il presidente del tribunale di sorveglianza Giovanna di Rosa e il giudice Chiara Valori in rappresentanza del presidente del tribunale di MIlano Roberto Bichi.