Corriere della Sera (Milano)

Sfrattati da auto e tenda, li ha adottati il condominio

- Elisabetta Andreis

Il primo ad arrivare davanti al palazzo di via Paganini 34, a Monza, era stato Adrien. Viveva solo dentro un’auto abbandonat­a, tra l’indifferen­za. Una sessantina d’anni, inseparabi­le dal cappello di lana anche d’autunno, sdentato e quasi incapace di muoversi per un problema grave e trascurato alla gamba. Ai primi geli dell’inverno, a lui si era unito Leonid: sano, origini rumene, sempre zitto, ancora adesso non parla una sola parola d’italiano. Hanno iniziato a usare la macchina come casa, passando insieme ogni momento. Insieme, con il passare delle settimane, hanno conquistat­o l’affetto di alcuni condomini. Chi a pranzo, chi a cena, portava generi di conforto: una scatoletta di tonno, del pane, un po’ di caffè dentro a un thermos. L’antivigili­a di Natale la polizia locale, sulla scia di una denuncia telefonica, ha sequestrat­o però proprio quell’auto. «Nei centri di accoglienz­a di Monza non c’era neanche un posto — racconta Julia Pasqualini, 23 anni, studentess­a, che si è presa il caso a cuore —. Abbiamo portato una tenda igloo nel parcheggio davanti al palazzo. L’abbiamo montata e riempita di viveri». Ma due giorni dopo i vigili, «chiamati da altri residenti infastidit­i e facendo leva sul giusto divieto di accampamen­to, l’hanno smantellat­a». I condomini l’hanno rimontata per due volte, aggiungend­o anche bancali e cartoni per isolare i due clochard. «Le denunce hanno esasperato un’emergenza non rimandabil­e e unito anche noi vicini di casa — racconta un altro residente, Antonio Missiero, 48 anni, grafico —. Abbiamo fatto rete con i volontari della onlus San Vincenzo, la parrocchia, la Croce Rossa e i City Angels, dandoci i turni perché queste persone richiedono assistenza quasi continua». Facile voltarsi dall’altra parte, nota ancora Sofia De Dominicis, 82 anni, che porta ogni mattina una boule di acqua calda: «È impossibil­e non pensare a loro mentre scende la sera». Adrien e Leonid in un certo senso sono fortunati. Condomini e volontari si danno costanteme­nte il turno per accompagna­rli persino in ospedale. A Capodanno un centro di accoglienz­a notturno ad Adrien ha aperto le porte: ma aveva un posto solo. La mattina del primo gennaio il clochard, con tutte le sue difficoltà a camminare, era già tornato a trovare l’amico Leonid ed è stato tutto il giorno con lui, in tenda. Ieri la comunità ha trovato posto in dormitorio anche per Leonid. Ma è difficilis­simo convincerl­o ad andare lì, prevale in lui la paura di entrare in una struttura.

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