Alcol, droga e l’arma non trovata «Ha aperto la porta al suo killer»
Voghera, le indagini sulla morte di Franco Catracchia. Ha la testa rotta
Ai margini. Con enormi, insistenti problemi di alcolismo e un passato da tossicodipendente che ogni tanto lo inseguiva. L’esistenza disperata di Franco Catracchia, 47 anni, si è interrotta sul letto del suo monolocale, la testa fracassata appoggiata al cuscino e intorno, nell’appartamento di via Negrotto Cambiaso, alla periferia di Voghera, la sporcizia e il disordine. La porta di casa, come ha giurato il vicino che non vedeva né sentiva Catracchia da tempo e che sabato s’è deciso ad andare a bussare, era aperta ma non spalancata. I carabinieri di Voghera, che indagano coordinati dalla Procura di Pavia, si tengono un margine, pur esiguo, per non escludere un decesso naturale, magari a seguito di una caduta dopo una sbronza o l’assunzione di droga (con lui che confuso e semincosciente si sarebbe trascinato sul letto). Ma Catracchia, il quale campava anziché
sulla propria fatica sulla generosità degli amici e dei padri Barnabiti (insieme lo mantenevano e gli pagavano il basso affitto), molto probabilmente ha aperto all’assassino che forse reclamava dei soldi e potrebbe averlo ucciso al termine di una lite. Ieri la cerchia ristretta dei conoscenti, pare non più di dodici persone in tutto, è stata ascoltata a lungo dagli investigatori. Che, per cominciare, cercano l’eventuale arma nel delitto. Nell’appartamento non sarebbe stata trovata anche se, come abbiamo detto, il caos in quel piccolo spazio non ha aiutato; ad ammazzare Catracchia potrebbe essere stato un bastone oppure un pesante oggetto in ferro. In via Negrotto Cambiaso e nei dintorni (la vittima non aveva un’estesa geografia di movimento), il 47enne sarebbe stato notato per l’ultima volta martedì scorso, in solitudine. Da lì era «scomparso». Non è detto che la fine di Catracchia sia da ricondurre a sabato: lo stesso medico legale, nel rilevare come i caloriferi accesi e un ambiente minuto e assai caldo possano aver «influito» sul cadavere, attende l’autopsia per avere maggiori coordinate. Saranno compiuti accertamenti tecnici sia sul cellulare che sul computer dell’uomo, che in ogni modo non avrebbero avuto un traffico intenso. Non c’era la chiave nella serratura della porta; quel vicino di casa, finora, è stato interrogato due volte ma ha ribadito la propria totale estraneità, sembra creduto dai carabinieri. Nell’appartamento sarebbero state rinvenute numerose tracce di sangue, perse dalla vittima o conseguenza di una colluttazione e dunque lasciate anche dall’aggressore. Gli investigatori hanno provato a setacciare marciapiedi, cespugli, l’asfalto sotto le macchine parcheggiate e i cassonetti dell’immondizia casomai l’arma fosse stata abbandonata: nessun risultato, caccia vana. Dire con esattezza se dal monolocale manchi o no qualcosa, è altrettanto difficile. Catracchia trattava la casa come una discarica, nulla era al suo posto: ormai s’era completamente lasciato andare alla deriva e nessuno riusciva a convincerlo a lottare ancora.
L’avvistamento Il 47enne notato per l’ultima volta in strada martedì. Camminava ed era solo