«Paura, istinto prezioso che va salvaguardato»
Ma è pericoloso indurla artificialmente con botti e petardi: si rischiano gravi danni
I botti di fine anno sono ormai lontani, ma tra un anno la diatriba tra coloro che si schierano con gli animali e quelli che sentono la necessità di festeggiare «rumorosamente» tornerà. Proviamo a non schierarci e a far lavorare l’intelletto senza pregiudizi. Partendo dall’ovvio presupposto secondo il quale ogni nostro esercizio filosofico debba avere un punto di partenza, propongo di iniziare da questo.
La gran parte degli animali hanno un sistema uditivo più sensibile di quello umano. Questa miglior capacità di percepire le onde sonore è data dalla loro «vicinanza all’ancestrale naturale».
Gli eventi acustici improvvisi e potenti sono il perfetto innesco della «paura». Sì! La paura è quell’emozione fulminea (e-movere) che sposta l’azione del sistema nervoso da «stai tranquillo» allo «scappa e rifugiati, altrimenti morirai». Un istinto «salvavita» che madre natura ha pensato bene di prevedere negli animali, ma anche negli uomini.
Nella maggioranza degli animali domestici l’ancestrale paura persiste nonostante l’azione di modificazione genetica apportata dall’uomo. In noi, invece, sta diventando sempre più rara e coloro i quali la possiedono ancora cercano di disfarsene per non «sentirsi derisi». Non ci sentiamo adeguati quando qualcuno ci dice «cacasotto» e, soprattutto nei giovani, questo giudizio può arrivare a minare l’autostima con le conseguenze che leggiamo nelle cronache di tutti i giorni.
Consideriamo la «paura» una bruttissima cosa e cerchiamo di nasconderla per non essere canzonati da coloro che, «allontanatisi dalla natura», si beano di essere insensibili di fronte ai pericoli. Al nostro animale domestico, invece, non gli frega nulla del «giudizio» e, per questo, si limita a dar sfogo al suo istinto di conservazione manifestando la sua paura mettendosi al riparo.
Con il mio lavoro di addestratore sono obbligato, paradossalmente, a scegliere cani «senza paura», cioè quei soggetti il cui «errore genetico» si possa sposare con le mie esigenze di addestramento. Errore perché in natura, con molta probabilità, un soggetto privo di freni inibitori «si metterebbe nei guai» e non sopravviverebbe.
Credo pertanto che non si debba aver paura della paura… Essa è uno degli ultimi preziosi istinti che sono rimasti sia in noi che nei nostri animali domestici. È, pertanto, indiscutibile che produrre la paura in modo artificiale, vale a dire non attraverso i normali eventi naturali come, per esempio, i fenomeni atmosferici, sottopone gli animali ad uno stress (sforzo) superiore al «normale». Tuttavia l’essere umano è bravo a spostare la posizione del «normale» sulla retta del «giusto» e dello «sbagliato» e l’elemento economico è quello che più di ogni altro è in grado di far fluttuare la nostra «bassa filosofia».