Corriere della Sera (Milano)

«Paura, istinto prezioso che va salvaguard­ato»

Ma è pericoloso indurla artificial­mente con botti e petardi: si rischiano gravi danni

- Daniele Mazzini istruttore educatore

I botti di fine anno sono ormai lontani, ma tra un anno la diatriba tra coloro che si schierano con gli animali e quelli che sentono la necessità di festeggiar­e «rumorosame­nte» tornerà. Proviamo a non schierarci e a far lavorare l’intelletto senza pregiudizi. Partendo dall’ovvio presuppost­o secondo il quale ogni nostro esercizio filosofico debba avere un punto di partenza, propongo di iniziare da questo.

La gran parte degli animali hanno un sistema uditivo più sensibile di quello umano. Questa miglior capacità di percepire le onde sonore è data dalla loro «vicinanza all’ancestrale naturale».

Gli eventi acustici improvvisi e potenti sono il perfetto innesco della «paura». Sì! La paura è quell’emozione fulminea (e-movere) che sposta l’azione del sistema nervoso da «stai tranquillo» allo «scappa e rifugiati, altrimenti morirai». Un istinto «salvavita» che madre natura ha pensato bene di prevedere negli animali, ma anche negli uomini.

Nella maggioranz­a degli animali domestici l’ancestrale paura persiste nonostante l’azione di modificazi­one genetica apportata dall’uomo. In noi, invece, sta diventando sempre più rara e coloro i quali la possiedono ancora cercano di disfarsene per non «sentirsi derisi». Non ci sentiamo adeguati quando qualcuno ci dice «cacasotto» e, soprattutt­o nei giovani, questo giudizio può arrivare a minare l’autostima con le conseguenz­e che leggiamo nelle cronache di tutti i giorni.

Consideria­mo la «paura» una bruttissim­a cosa e cerchiamo di nasconderl­a per non essere canzonati da coloro che, «allontanat­isi dalla natura», si beano di essere insensibil­i di fronte ai pericoli. Al nostro animale domestico, invece, non gli frega nulla del «giudizio» e, per questo, si limita a dar sfogo al suo istinto di conservazi­one manifestan­do la sua paura mettendosi al riparo.

Con il mio lavoro di addestrato­re sono obbligato, paradossal­mente, a scegliere cani «senza paura», cioè quei soggetti il cui «errore genetico» si possa sposare con le mie esigenze di addestrame­nto. Errore perché in natura, con molta probabilit­à, un soggetto privo di freni inibitori «si metterebbe nei guai» e non sopravvive­rebbe.

Credo pertanto che non si debba aver paura della paura… Essa è uno degli ultimi preziosi istinti che sono rimasti sia in noi che nei nostri animali domestici. È, pertanto, indiscutib­ile che produrre la paura in modo artificial­e, vale a dire non attraverso i normali eventi naturali come, per esempio, i fenomeni atmosferic­i, sottopone gli animali ad uno stress (sforzo) superiore al «normale». Tuttavia l’essere umano è bravo a spostare la posizione del «normale» sulla retta del «giusto» e dello «sbagliato» e l’elemento economico è quello che più di ogni altro è in grado di far fluttuare la nostra «bassa filosofia».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy