UNDICI ORE CON SCOLA
Undici ore, sempre insieme: il Papa e l’arcivescovo. Alla vigilia del grande giorno, il settantacinquenne cardinale Angelo Scola aveva paventato di non riuscire a tenere il ritmo dell’ottantenne Pontefice argentino («È molto più forte di me»), e invece è rimasto con lui da Linate a Linate, dalle 8.15 alle 19.30. «Una giornata densa di grazia» ha detto Scola al termine della messa di Monza. E in effetti tra i due, ieri, è stato un continuo scambio di sorrisi, abbracci e persino applausi.
Il cardinale ride di gusto quando il Papa, seduto accanto a lui in Duomo, fa la battuta sui diaconi che devono vedersela anche con le suocere. Il Pontefice applaude l’arcivescovo, quando dal grande palco monzese annuncia la consegna di 55 appartamenti per le famiglie in difficoltà. All’ingresso a San Siro, tra i ragazzini osannanti, Jorge Mario Bergoglio invita Angelo Scola ad alzarsi in piedi accanto a lui sulla papamobile. E poi ci sono le parole. In Duomo il cardinale ha accolto il Papa citando Sant’Ambrogio: «Dio conservi la Santità vostra, in modo che possiamo vedere in questi nostri tempi nella Chiesa quel progresso spirituale che il mondo attende». Nel pomeriggio, a Monza, il Pontefice interviene a dare manforte a suo modo su un tema — delicato da queste parti — sul quale il cardinale si sta spendendo instancabilmente da anni: «Milanesi sì, ambrosiani certo ma parte del popolo di Dio, multiculturale e multietnico». E poco dopo, a conclusione della funzione, molti hanno colto un’incrinatura di commozione nel momento in cui Scola si rivolge alla Madonnina simbolo di Milano per chiederle «di stendere sempre un lembo del suo manto a protezione del successore di Pietro».