Corriere della Sera (Milano)

In auto tra la folla La piazza gli fa festa

Il sagrato e le vie vicine al Duomo gremite da migliaia di fedeli I posti più ambiti ai lati del percorso della papamobile. I cori, l’attesa per l’Angelus, l’applauso

- Di Sara Bettoni e Simona Ravizza

Iposti più ambiti, ieri mattina in piazza del Duomo, erano quelli ai lati del tragitto che il Pontefice ha percorso con la papamobile. Cori e applausi hanno accolto Francesco, che ha girato con l’auto tra i fedeli.

Nessuno, uno, e poi addirittur­a centomila (secondo l’account twitter @papamilano 2017 realizzato dalla Diocesi di Milano). Giuditta Redaelli, 9 mesi appena, tra i più piccoli presenti, è felice in braccio a papà Federico, mentre mamma Lorenza tiene per mano Cecilia, 3 anni. Le campane suonano a festa. La lunga attesa di piazza Duomo finisce in un boato quando i maxischerm­i ai lati del sagrato mostrano che la papamobile sta sbucando da piazza Fontana: «Eccolo, il Papa». Il coro si alza spontaneo: «Viva Francesco!».

Il vero obiettivo dei fedeli che si mettono in fila fin dalle sette del mattino non è posizionar­si davanti al palco dal quale il Papa reciterà l’Angelus. Il desiderio è essere vicino alle transenne lungo il tragitto che percorrerà il Santo Padre nella speranza di riuscire a toccarlo. Tutti accalcati, a decine che svengono per il caldo e la stanchezza, ma l’importante è esserci. Maria Talarico arriva da Como: «Ho preso il treno,sono in piedi dalle 5 e mezzo per vederlo».

Emma e Umberto venuti con mamma Eugenia Polazzini alle 7.30 del mattino si sfidano a Uno, un gioco di carte che va di moda tra i bambini. Altri hanno steso in terra una coperta a quadri e si divertono a Dobble, ci vogliono colpo d’occhio e velocità per individuar­e gli stessi simboli sui cartoncini colorati. E c’è chi si rincorre. I giovanissi­mi si confessano a vicenda che avevano paura di non sentire la sveglia e avevano preallerta­to i rispettivi genitori.

Gli elicotteri sorveglian­o dall’alto, quando Milano è ancora mezza addormenta­ta e avvolta nella nebbia. Noelia Michael, 41 anni, è argentina come Francesco. In mano, la bandierina del suo Paese: «Sono nata a Cordova, il Papa è mio conterrane­o. Sono qui con i ragazzi che seguono don Luigi Giussani. Li ho incontrati per caso al Politecnic­o, dove lavoro come donna delle pulizie». Le mani si allungano per prendere le sciarpe bianche e gialle distribuit­e dai volontari per dare il benvenuto a Francesco e che con le ore si trasforman­o in fiocchi per capelli, cappellini e fasce. Poco prima dell’arrivo del Santo Padre i vescovi si mettono in fila sul sagrato. L’attesa del popolo è forte. L’applauso al suo ingresso scoppia fragoroso. Alle 10 Francesco entra in piazza Duomo tra hip hip urrà e commozione. Maurizio Biancalani, 64 anni, abita in via Borsieri: «Cosa sono venti minuti di cammino per vedere Francesco? Non potevo mancare».

Dopo un saluto, fino alle 11.40 il Pontefice resterà dentro la cattedrale, tra quattromil­a religiosi che tramite un sacerdote, un diacono e una suora gli chiedono conforto per compiere al meglio la missione cristiana. Il silenzio della piazza viene rotto solo dai «bravo Papa»; «sei umano», «vedi lui dice le cose come stanno»; «è un grande» e da risate a una battuta sulle suocere (La vita dura dei diaconi? «Hanno da fare i conti anche con la suocera»). Più d’ogni altro il messaggio che arriva ai fedeli radunati è: «Pochi sì, in minoranza sì, anziani sì, ma rassegnati no». Graciela Umpierrez, uruguayana, 50 anni, in Italia da 26: «Non sono credente, sono qui per i miei genitori che ci tengono tanto e poi perché è il Papa che viene dalla fine del mondo come me. Francesco è un mito».

Finalmente — e con 40 minuti di ritardo — arriva il momento più atteso. Il coro intona il Magnificat, i fedeli lo invocano. Il Santo Padre è davanti al popolo di piazza Duomo per la benedizion­e, forse non proprio centomila persone, ma comunque una marea che riempie anche via Dante, la Galleria e le stradine intorno. In fondo le parole del Papa arrivano appena, ma poco importa: quel che conta è la presenza. Sconosciut­i si scambiano numeri di telefono per inviarsi a vicenda le foto del Santo Padre. I bambini in braccio ai papà hanno ancora la forza di battere le mani. I biscotti e le patatine dell’attesa sono finiti. Adesso è gioia pura. La nebbia non c’è più, come Francesco stesso fa notare, ora splende il sole.

Lulezim Gjetja, 47 anni, di origini albanesi, con la moglie Gjeline Vuksani, 41, tiene le mani giunte per tutto il tempo dell’Angelus: «Siamo credenti ma non praticanti, il Papa però è sempre il Papa». L’insegnante di religione pugliese Giorgio Greco, 31 anni, è incontenib­ile: «Viva Francesco!». Un’esclamazio­ne che diventa il coro della piazza. Simone Scarduelli, vicepresid­e dell’Istituto profession­ale Carlo Cattaneo, è lì con studenti e altri insegnanti. Tutti pronti a mettersi in cammino. Di nuovo. Verso il parco di Monza, per la santa messa del pomeriggio. «Perché vedere il Papa non basta mai».

E Francesco non delude: il Pontefice non si risparmia e lascia il Duomo solo dopo un lunghissim­o giro con la papamobile tra i fedeli.

Sono in piedi dalle cinque e mezzo, ho preso il treno per vederlo

Lui dice sempre le cose come stanno è un grande ma umano

Non sono credente, ma lui viene dalla fine del mondo, come me È un mito

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(Newpress) La sciarpa al cielo L’entusiasmo dei fedeli all’arrivo di papa Francesco in piazza Duomo

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