Sinistra divisa dal referendum
La spinta autonomista tenta la sinistra. Il sindaco di Bergamo: Regione, potrei correre
«E se votassimo sì al referendum per l’autonomia regionale?». È la tentazione che si fa strada in alcuni settori del centrosinistra milanese. La «provocazione» arriva dall’iniziativa organizzata dai movimenti civici dell’ex assessore Franco D’Alfonso.
«E se votassimo sì al referendum per l’autonomia regionale?». È la tentazione che inizia a farsi strada in alcuni settori del centrosinistra milanese e lombardo. La «provocazione» arriva dal palco dell’Umanitaria, dall’iniziativa organizzata dai movimenti civici dell’ex assessore di Palazzo Marino Franco D’Alfonso, uno dei protagonisti della stagione arancione di Milano. «Trasformare un referendum convocato per dividere in una occasione per condividere e sostenere la nostra proposta di federalismo e regionalismo di sviluppo può essere una grande occasione», scandisce D’Alfonso. Un sasso nello stagno. La «provocazione» viene infatti immediatamente raccolta da uno degli invitati più acclamati del convegno, il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, il cui ragionamento è però lievemente diverso da quello di D’Alfonso. «Maroni in cinque anni non ha fatto niente per portare maggiore autonomia in Lombardia e questo referendum ha il chiaro sapore delle propaganda. Ma noi dobbiamo prendere l’iniziativa, non dobbiamo lasciarla ai nostri avversari. Il federalismo differenziato è da sempre una nostra bandiera e costituisce il modello che giustamente abbiamo opposto alla Lega secessionista. Dobbiamo usare questi mesi per prendere l’iniziativa, se poi arriverà il referendum voteremo sì, perché non si può votare no su un tema simile». Nello schema di Gori, il governo dovrebbe insomma farsi carico della aspirazioni di maggiore autonomia dei territori del Nord, aprire un’interlocuzione con Lombardia e Veneto per decentrare alcuni poteri e una serie di funzioni, anticipando così le richieste contenute nel quesito, di fatto svuotando le ragioni referendarie. Giorgio Gori è peraltro considerato uno dei più attrezzati candidati del centrosinistra proprio per la corsa a Palazzo Lombardia. Lui stesso, in un colloquio col Foglio, ha ammesso di non escludere l’ipotesi di una sua corsa alle Regionali del prossimo febbraio. «Se ci sarà un referendum, noi dobbiamo votare sì»: in questo contesto la riflessione dell’ex manager rischia di essere ancora più spiazzante per il centrosinistra lombardo. Giuliano Pisapia, altra star della mattinata all’Umanitaria, ha per esempio sul tema idee del tutto diverse. Bene, dice in sintesi l’ex sindaco «arancione», il dialogo col governo sui temi del decentramento, ma «quel referendum» rimane «inutile», e anzi è proprio «una farsa». Chiusura totale, insomma.
Sul palco dell’Umanitaria si alternano gli esponenti del civismo milanese. Oltre a D’Alfonso si rivedono altri due assessori della prima stagione di Pisapia come Bruno Tabacci e Ada Lucia De Cesaris. Tra gli Dibattito interno Lombardi chiamati a votare in autunno. Botta e risposta al convegno dei civici invitati c’è anche Beppe Sala, ma l’assenza del sindaco è ampiamente giustificata dagli impegni dettati dalla visita del Papa. Ai «civici» il sindaco spedisce comunque un messaggio sullo stato del centrosinistra lombardo: «No alle competizioni di bandiera, si può e si deve vincere». Sala aveva rivelato ai suoi assessori di tifare per la candidatura di Giorgio Gori, considerato il più competitivo nella sfida alla destra. Il predecessore, sul punto, è più prudente. Il candidato giusto per Palazzo Lombardia? «Decideranno le primarie, io mi occupo di altro», sorride Pisapia prima di salutare tutti.
Esprimerci a favore potrebbe essere una grande occasione per sostenere la proposta che ci appartiene
Prendiamo l’iniziativa, non lasciamo alla Lega il federalismo differenziato che è stata una nostra battaglia
Bene il confronto col governo sui temi del federalismo ma il referendum di Maroni è del tutto inutile, anzi è una farsa