Corriere della Sera (Milano)

LA SANITÀ E LE SCELTE PILOTATE

- Di Pasquale Spinelli

Il caso milanese delle protesi ortopedich­e mette a nudo una serie di criticità della situazione sanitaria lombarda e non solo di questa. Vi sono aspetti comuni a quelli di numerosi presidi sanitari di largo uso e molto costosi. Chi conosce i settori sa che sul campo si scontrano l’integrità dei profession­isti e la spinta dei fabbricant­i e dei loro venditori. La prima deve prevalere, ma si vede che la seconda, con forze prepondera­nti e con un’arma subdola chiamata corruzione, riesce spesso a imporsi. In campo sanitario — non solo medico — compaiono anche forze che premono sull’amministra­zione delle risorse economiche, sulla formazione «guidata» verso obiettivi prefissati e sull’informazio­ne, importanti­ssima nell’orientare le scelte sia attraverso la promozione dei prodotti che sulla notorietà e sull’immagine dei profession­isti. La corruzione ha gradazioni più o meno sfumate e forme differenti per orientare scelte superando i criteri della qualità, dell’efficienza, dei costi e della buona pratica clinica. Il caso di questi giorni offre lo spunto per parlare dei vari modi di viziare le liste di attesa superandol­e con motivazion­i diverse dalla gravità del quadro clinico. Il peccato più comune è quello di allungare ad arte le liste perché i pazienti si rivolgano al rapporto privato con un profession­ista. Il punto è qui: il rapporto libero profession­ale non è vietato, ma alla base ci deve essere una struttura in grado di fornire prestazion­i corrette in tempi accettabil­i e la richiesta di un paziente che, nonostante tutto, chieda di un profession­ista con cui ha un buon rapporto, ma che non sia costretto a quella scelta dalla lunghezza dei tempi. Emerge un altro punto: si tratta dell’affermazio­ne del ministro Lorenzin che chiede agli ordini profession­ali sanzioni adeguate e vigilanza rafforzata. Gli ordini possono educare per prevenire, ma non vigilare su un sistema sanitario che pur collaudato e di eccellenza richiede una «manutenzio­ne» continua.

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