Corriere della Sera (Milano)

Mattarella alla Scala, omaggio a Toscanini

La serata per il Maestro cosmopolit­a e antifascis­ta, Chailly trascina con l’Inno alle Nazioni di Verdi

- Pierluigi Panza

Quella di ieri sera, in occasione del concerto per i 150 anni dalla nascita di Arturo Toscanini, è stata la prima volta del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Scala. Era atteso il 7 dicembre 2016 ma, all’ultimo momento, aveva dovuto rinunciare a causa della crisi di governo. Mattarella è arrivato in teatro intorno alle 19.40. Ad accoglierl­o c’erano il sovrintend­ente Alexander Pereira e il presidente della Regione, Roberto Maroni. Il sindaco Giuseppe Sala, di ritorno dal Papa, li ha raggiunti prima dell’inizio sul palco reale. Presente anche il ministro dei Beni culturali Dario Franceschi­ni.

Sala addobbata con il tricolore (calle e rose bianche e rosse con il verde delle felci), sobria e senza glamour: c’era la pronipote di Toscanini, la musicista Viola D’Acquarone, l’immancabil­e Carla Fracci, industrial­i (Squinzi), banchieri (Mazzotta). Il presidente, applaudito, ha preso posto sul palco Reale e per la sua presenza è stato eseguito l’Inno di Mameli. Ma questo non è stato l’unico inno della serata. La concomitan­za dell’anniversar­io di Toscanini (direttore cosmopolit­a e antifascis­ta), felicement­e caduta con quella del Trattato di Roma, che diede il via all’unione europea, ha indotto il direttore musicale Riccardo Chailly ha scegliere il più unificante tra tutti i brani musicali che potessero essere proposti. Così, a scatenare l’entusiasmo ieri sera al termino. ne del concerto (musiche di Beethoven e Verdi) è stato l’Inno delle Nazioni, un pezzo sviluppato da Verdi («il compositor­e al quale Toscanini era più legato» ha ricordato Chailly) e ripreso da Toscanini in funzione propagandi­stica contro l’Asse.

L’Inno ha una storia tutta particolar­e e la sua «eredità» è ora custodita proprio a Milastro Fu composto per l’Expo di Londra del 1862 e in esso si ascoltano il Canto degli Italiani di Mameli e Novaro, God Save the Queen e la Marsiglies­e. Nel ‘43 Toscanini partecipò a un film che documentav­a il contributo degli italiani alla guerra degli Alleati contro il nazifascis­mo e in questo video, il cui titolo era «Arturo Toscanini: Hymn of the Nations», il mae- dirigeva la Nbc e il tenore Jan Peerce in una versione dell’Inno modificata con l’inseriment­o di Star-Spangled Banner e dell’Internazio­nale per ricordare il sacrificio dei soldati americani e russi. La ripresa confluì anche in un video propagandi­stico dello U.S. office of War Informatio­n, che eliminò l’Internazio­nale. Nel film, Toscanini è presentato come un «campione di democrazia» che sceglie l’esilio nel Nuovo Mondo (tornerà a Milano chiamato dal sindaco Greppi per la riapertura della Scala nel ’46). Lo si osserva nello studio al pianoforte che suona alcune battute dell’Inno tracciando segni e parole sullo spartito. Questo spartito, e altri documenti legati alla ripresa, sono oggi all’Archivio di Stato di Milano perché il Ministero dei Beni culturali li acquistò in asta da Sotheby’s a fine 2012. Sono custoditi insieme a 115 pezzi di musica, 637 fotografie e un migliaio di lettere che saranno esposte dal 30 settembre in una mostra curata da Grazia Carlone.

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Palco reale Il presidente Sergio Mattarella con la figlia, il presidente della Regione Maroni, il sindaco Sala e il ministro Franceschi­ni

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