La sfida elettrica di Mister Bao «L’auto salverà l’ambiente»
Il boss di Share’ngo: Milano è l’unica città che ha cambiato testa
Mr. Bao Wen Guang è cresciuto nella Marina militare cinese. Poi ha deciso che il porto dove ancorare i suoi sogni era l’Europa. Da imprenditore sta scommettendo sul futuro elettrico delle quattro ruote. Mr. Bao, 47 anni da Hangzhou, sale su una delle «sue» Share’ngo gialle e imbocca via Ripamonti. Con aplomb orientale sfida un’ordinaria giornata di traffico milanese. Anzi per lui è un assist ideologico: «Vede, in Cina oggi tutti vogliono avere un macchinone. L’automobile di lusso è uno status symbol. In Italia avete capito, anche attraverso la rivoluzione del carsharing, che il senso dei veicolo è spostarsi nel modo più comodo possibile. Un auto piccola occupa meno spazi e può offrire lo stesso un grande servizio. Deve essere una sorta di alleato per risolvere i problemi».
A Milano oggi sono in circolazione circa 1.600 auto in condivisione. Una media di 12 mila corse al giorno. Sono dati incoraggianti?
«Milano è l’unica città in cui è cambiata la testa. E in cui si può pensare di alzare l’asticella raddoppiando il business. Oggi noi abbiamo per la città 750 vetture. Aumentiamo di 100 iscrizioni al giorno senza pubblicità. Una crescita naturale, il vostro è un mercato già maturo».
Cosa impara nelle sue frequenti visite in Italia?
«Cerco ispirazione. Vengo soprattutto quando ho bisogno di staccare dai miei affari in Cina. Arrivo stanco, ma lo spirito italiano mi rigenera».
La sua è una scommessa con la città: la Share’ngo Ecowatch che avete presentato a «Fai la cosa giusta» due settimane fa è la prima auto in sharing al mondo che sperimenta un sistema di rilevamento di dati ambientali: è green non solo nel senso del colore…«Vogliamo condividere con l’amministrazione i dati sull’inquinamento ambientale e acustico. La mia esperienza in Cina mi dice che il futuro non solo è nell’elettrico, ma in un elettrico intelligente».
Qual è la parola chiave della sua sfida: lei in Cina è presidente di ZhiDou Electric Vehicle, un colosso che produce auto elettriche.
«Connessione: penso a migliaia di auto elettriche collegate in un’unica Rete».
Ci vuole coraggio.
«È difficile trasmettere il messaggio. Questa educazione per noi ha dei costi. Diciamo che l’utilizzo del car-sharing è un corso accelerato di esperienze. Grazie a noi, oltre 40 mila persone hanno guidato un’elettrica per la prima volta».
Cosa la preoccupa?
«L’autonomia: da agosto metteremo in circolazione la nuova Share’ngo che viaggia per 180 chilometri».
Che programmi ha per questi giorni?
«Quando sono qui, tra Milano e Torino, vado a caccia di talenti di car-design». Chi spera di incontrare?
«Ragazzi con un quoziente emotivo molto alto. E poi devono avere pazienza. Io so di aver fatto un investimento senza un ritorno immediato. Dovrò aspettare almeno i prossimi 5 anni. Ma ne vale la pena: è il mio cruccio». Quale?
«Risolvere il problema del traffico urbano. I mezzi pubblici curano le arterie principali, noi dobbiamo pensare a guarire i capillari. È il nostro modo di migliorare il mondo».
Sta nascendo una nuova generazione di imprenditori cinesi sognatori?
«Sono venuto in Italia per la prima volta nel 1997: volevo imparare tutto. Oggi dopo 20 anni mi sembra che sia tutto uguale. Io vorrei contribuire a cambiare le cose rendendole più facili. Partecipando a una rivoluzione per i cittadini. Siamo fortunati: i nostri antenati hanno faticato a fare profitto. Noi possiamo contribuire a rendere più felice la società».
Il calcio milanese ormai è in mani cinesi. Avrebbe comprato una squadra?
«No, faccio solo quello che so fare».
Per esempio, gli piacerebbe comprare una vigna in Toscana. Il vino italiano, l’altra sua grande passione. Ma è troppo serio per parlarne mentre è impegnato nella sua rivoluzione dei trasporti.