Istituto Varalli, Cgil e professori difendono il direttore: sbaglia la preside
Le tensioni all’istituto tecnico Varalli si inaspriscono alla notizia che l’Ufficio scolastico provinciale ha pronto un provvedimento a carico del direttore amministrativo della scuola. In sua difesa si schierano buona parte dei docenti e del personale Ata, oltre al sindacato Flc-Cgil. Discutono la sanzione (una sospensione di dieci giorni e il trasferimento, quest’ultimo per ora comunicato solo verbalmente) e ritengono invece «responsabile di mala gestione» la dirigente dell’istituto Federica Lautizi, arrivata diciotto mesi fa. «Falivene è un uomo capace, ha sempre lavorato con la stima dei docenti e dirigenti scolastici che si sono succeduti nel corso degli anni — scrivono in una nota stampa —. Esprimiamo dissenso per la palese disparità nell’attribuire le colpe. Il provvedimento colpisce solo Falivene e nulla è stato deciso sulle pesanti responsabilità della Lautizi oggetto di numerosi esposti». Le sanzioni avallano di fatto la tesi sostenuta dalla preside e alcune sue collaboratrici che imputano al direttore amministrativo «offese, aggressioni e modi intimidatori» culminati in un violento litigio a dicembre. Una seconda ispezione, contabile, sempre a carico dello stesso, è ancora in corso per presunte ore di straordinario che secondo la dirigente sarebbero state «richieste a pagamento ma tecnicamente a lui non dovute». A favore del direttore amministrativo si muove anche la Cgil: «L’ispezione non ancora conclusa (quella contabile, ndr) dirà quanto delle accuse della dirigente sono vere e quanto pretestuose. Mentre la prima indagine si rivela lacunosa e poco equilibrata nelle testimonianze — afferma Caterina Spina, segretaria generale Flc Cgil —. Sono stati ascoltati solo docenti e personale Ata ostili a Falivene e la relazione è basata per lo più sulle memorie della preside». E ancora: «Colpisce che prima delle conclusioni della seconda ispezione l’Usp decida lo spostamento. Le carenze della dirigenza passano così in secondo piano per fare del direttore amministrativo il capro espiatorio del malfunzionamento dell’istituto».