IL CANE impara a essere CORTESE
Dai cuccioli «offesi» ai premi Il Clan della zampa insegna regole e buona educazione agli animali (e ai loro padroni)
Era in declino l’area cani di piazzale Bacone. Il piccolo giardino era diventato luogo di ritrovo degli spacciatori. È bastato un appuntamento, residenti con i loro quattrozampe, per rompere gli schemi. Isabella Salerno, cassiera in un supermercato, tra i fondatori del «Clan della zampa» di cui è presidente, non immaginava il boom di adesioni al primo corso di galateo per cani e proprietari. «L’area cani in Bacone stava andando a morire — racconta —, era sempre meno frequentata, non ben tenuta, veniva utilizzata per lo spaccio. È bastato poco per diventare, senza volerlo, un deterrente». Il Clan della zampa ora avvierà anche raccolte alimentari per i canili rifugio che ha già avuto l’appoggio di due negozi della zona, l’Igiene del cane e Arcaplanet.
Il mini corso di galateo per quattrozampe si tiene nel fine settimana. Obiettivo: imparare a farsi comprendere dall’animale per strada e in area cani. Ogni iscritto ha un kit: un cartellino plastificato con il nome della coppia cane/padrone, crocchette e bocconcini per tenere desta l’attenzione dei pelosi. E poi ciotole d’acqua fresca per tutti nel punto ristoro e panchine riservate a curiosi e spettatori. Mai scoraggiarsi. Dopo i primi tentativi i risultati arrivano: «Il cane mantiene la memoria di quello che ha imparato e nella seconda lezione consolida ciò che ha appreso», spiega l’educatrice cinofila Chiara Cerasoli. Sean è un meticcio di 8 anni che viveva in strada e ha subito maltrattamento, Blues un cucciolo di French bulldog color champagne. Due storie completamente diverse, ma in entrambi il cani hanno qualcosa da imparare: il primo deve recuperare la fiducia e ricostruire una corretta relazione con gli umani, il secondo è una spugna e sembra apprendere al volo. Chiara raccomanda a tutti la ripetizione degli esercizi. «Il mio labrador si offende». Il cane che, rimproverato, si è rifugiato sotto il tavolo ed evita lo sguardo del padrone, «ci fa intendere che ha capito l’errore», spiega l’educatrice. Importante è osservare occhi, orecchie, la postura del corpo. Siamo noi che dobbiamo adottare un linguaggio comprensibile per l’animale», dice Chiara. «Se non avete un “aggancio” con il cane, non avete un cane», è il messaggio agli allievi. «Non continuate a chiamarlo per nome, meglio un suono». L’esercizio va ripetuto più volte: suono, sguardo, premio. Un giretto di 8 minuti per entrare in sintonia con il cane, poi gli esercizi in comune per consolidare ciò che si è imparato.