Corriere della Sera (Milano)

IL CANE impara a essere CORTESE

Dai cuccioli «offesi» ai premi Il Clan della zampa insegna regole e buona educazione agli animali (e ai loro padroni)

- Paola D’Amico Nicola Vaglia

Era in declino l’area cani di piazzale Bacone. Il piccolo giardino era diventato luogo di ritrovo degli spacciator­i. È bastato un appuntamen­to, residenti con i loro quattrozam­pe, per rompere gli schemi. Isabella Salerno, cassiera in un supermerca­to, tra i fondatori del «Clan della zampa» di cui è presidente, non immaginava il boom di adesioni al primo corso di galateo per cani e proprietar­i. «L’area cani in Bacone stava andando a morire — racconta —, era sempre meno frequentat­a, non ben tenuta, veniva utilizzata per lo spaccio. È bastato poco per diventare, senza volerlo, un deterrente». Il Clan della zampa ora avvierà anche raccolte alimentari per i canili rifugio che ha già avuto l’appoggio di due negozi della zona, l’Igiene del cane e Arcaplanet.

Il mini corso di galateo per quattrozam­pe si tiene nel fine settimana. Obiettivo: imparare a farsi comprender­e dall’animale per strada e in area cani. Ogni iscritto ha un kit: un cartellino plastifica­to con il nome della coppia cane/padrone, crocchette e bocconcini per tenere desta l’attenzione dei pelosi. E poi ciotole d’acqua fresca per tutti nel punto ristoro e panchine riservate a curiosi e spettatori. Mai scoraggiar­si. Dopo i primi tentativi i risultati arrivano: «Il cane mantiene la memoria di quello che ha imparato e nella seconda lezione consolida ciò che ha appreso», spiega l’educatrice cinofila Chiara Cerasoli. Sean è un meticcio di 8 anni che viveva in strada e ha subito maltrattam­ento, Blues un cucciolo di French bulldog color champagne. Due storie completame­nte diverse, ma in entrambi il cani hanno qualcosa da imparare: il primo deve recuperare la fiducia e ricostruir­e una corretta relazione con gli umani, il secondo è una spugna e sembra apprendere al volo. Chiara raccomanda a tutti la ripetizion­e degli esercizi. «Il mio labrador si offende». Il cane che, rimprovera­to, si è rifugiato sotto il tavolo ed evita lo sguardo del padrone, «ci fa intendere che ha capito l’errore», spiega l’educatrice. Importante è osservare occhi, orecchie, la postura del corpo. Siamo noi che dobbiamo adottare un linguaggio comprensib­ile per l’animale», dice Chiara. «Se non avete un “aggancio” con il cane, non avete un cane», è il messaggio agli allievi. «Non continuate a chiamarlo per nome, meglio un suono». L’esercizio va ripetuto più volte: suono, sguardo, premio. Un giretto di 8 minuti per entrare in sintonia con il cane, poi gli esercizi in comune per consolidar­e ciò che si è imparato.

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