Spazzatura d’importazione
La Lombardia produce meno rifiuti, ma dalle altre regioni riceve nei suoi inceneritori 160 mila tonnellate
La Lombardia è al di sotto della media nazionale in quanto a produzione di rifiuti urbani ed è tra le prime tre regioni per la percentuale di raccolta differenziata, ma deve fare i conti anche con le importazioni della spazzatura dalle altre regioni, diretta perlopiù all’incenerimento. Buone notizie sul fronte dello smaltimento in discarica, in continua discesa (5%), ma la fotografia scattata dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione dell’Ambiente) nel rapporto sui rifiuti urbani pubblicato di recente sottolinea come la sola Lombardia riceva nei propri inceneritori «circa 160 mila tonnellate di rifiuti prodotte in altre regioni (principalmente Lazio e Campania)».
In tutto i 13 impianti di incenerimento di rifiuti urbani presenti sul territorio hanno
In quattro anni la differenziata è passata dal 49, 9 al 58,7% Mantova la più virtuosa
trattato circa 2,4 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui l’8% arrivato da fuori regione e incenerito negli stabilimenti di Dalmine, Brescia, Milano, Trezzo sull’Adda e Parona. Il recupero energetico ed elettrico degli stabilimenti è importante, tuttavia a fronte di 4,5 milioni di megawatt ora di energia elettrica e 1,6 milioni di megawatt ora di energia termica ci sono 1,4 milioni di tonnellate residue che dopo l’incenerimento vanno a loro volta smaltiti. Il report dell’Ispra annota un altro dato importante, e cioè che il parco impiantistico degli inceneritori non sia «uniformemente distribuito sul territorio nazionale, infatti il 63% delle infrastrutture è localizzato nelle regioni settentrionali (26 impianti) e, in particolare, in Lombardia e in Emilia Romagna con, rispettivamente, 13 ed 8 impianti operativi».
Il numero dei rifiuti destinati all’incenerimento in regione, il 45% sul totale dei rifiuti prodotti, non accenna a diminuire. Anche perché gli incentivi derivanti dai certificati Cip 6, cioè i contributi europei per l’energia prodotta da fonti rinnovabili, e tali sono considerati i rifiuti, hanno sfondato gli 1,8 miliardi di euro in due anni e sono stati fonti importanti per i bilanci delle società del settore. Un piatto ricco che però è destinato ad esaurirsi: nell’ultimo anno i contributi sono scesi dal miliardo del 2015 ai 769 milioni del 2016, ed è previsto che nel 2018 si ridurrà a circa 589 milioni. Tendenza destinata a ripercuotersi anche sul livello occupazionale degli stabilimenti.
Notizie migliori dal fronte della raccolta differenziata che nel giro di quattro anni è passata in Lombardia dal 49,9% al 58,7%, anche se rimangono profonde le differenze tra i vari territori: peggio di tutti fa la provincia di Pavia che differenzia il 39,7% dei rifiuti, mentre Mantova è la più virtuosa con l’80% della raccolta differenziata. «Il trend è positivo per tutte le province — dice la responsabile del servizio rifiuti Ispra Rosanna Laraia — anche se sono evidenti le differenze tra le province. Differenze imputabili molto probabilmente ai diversi sistemi di raccolta». La provincia di Mantova è in testa anche nella produzione di rifiuti procapite (circa 500 chilogrammi per abitante), mentre i meno spreconi sono i brianzoli fermi a 410 chili. Obiettivo della regione è arrivare a una media regionale di 455 chili procapite di rifiuti urbani entro il 2020, oggi siamo a quota 462,2. Come? Ottimizzando il riciclaggio e raggiungendo «il 67% di raccolta differenziata a livello regionale al 2020 e il 65% a livello di singolo comune», diffondendo un sistema più omogeneo di raccolta e aumentandone la capillarità. Allo stesso tempo, si legge nel programma regionale di gestione dei rifiuti, «si prevede che non siano realizzati nuovi impianti di incenerimento e di trattamento meccanico biologico».
La buona notizia