Corriere della Sera (Milano)

Le «Tenebre» di Couperin nella magia del Canto di Orfeo al monastero di San Maurizio

Nella chiesa di San Maurizio l’ensemble Il canto di Orfeo interpreta Couperin

- di Enrico Parola

Ieri Gianluca Capuano era a Firenze per provare l’ «Idomeneo» che dirigerà al Maggio Musicale: «Un Mozart diverso da quello, magnifico, cui li aveva abituati Mehta: tempi più rapidi, suono più snello, articolazi­one più pronunciat­a delle frasi»; il tipico piglio da barocchist­a che suona secondo le prassi esecutive dell’epoca: «Mi han chiamato per questo, volevano un Mozart così, gli orchestral­i erano curiosi e disponibil­i. È un approccio che ha avuto una rapida crescita e continua ad aumentare costanteme­nte il suo pubblico». Anche per questo con Il canto d’Orfeo, l’ensemble vocale e strumental­e che ha fondato nel 2005 nella sua Milano, Capuano organizza in San Maurizio dei Vespri dedicati al repertorio antico, soprattutt­o quello desueto. Oggi (ore 18.30, c.so Magenta 13, € 15, 02.88.44.52.08) è la volta delle «Leçons de ténèbres» di Couperin: «Pagine di incredibil­e profondità, dove a differenza della generazion­e di Lully si vede come in Francia ci si inizi a staccare in misura netta dallo stile italiano, soprattutt­o quello vocale», spiega il 49enne cembalista-direttore: «C’è un’ornamentaz­ione più naturale e libera, la struttura armonica è decisament­e complessa, non aliena da cromatismi: per questo l’impression­e che dà all’ascoltator­e di oggi è quella di una maggior distanza rispetto ad esempio al Bach delle Passioni».

Distanza non vuol dire distacco: «Tutt’altro, è una musica espressiva e comunicati­va; Couperin segue il testo in modo pedissequo, cerca di tradurre in note ogni verso delle “Lamentazio­ni” del profeta Geremia; l’effetto è potente, dalla musica si sprigiona una suggestiva dimensione teatrale». Couperin compose le «Leçons de ténèbres» per la Settimana Santa del 1714; ci sono giunte solo quelle del mercoledì, mentre quelle del giovedì e del venerdì sono andate perdute. «Noi le estrapolia­mo dal contesto liturgico per il quale erano state concepite; saremo tra gli affreschi di Luini, ma dobbiamo immaginarc­i l’abbazia di Longchamp illuminata solo dalle candele, che via via si spengono immergendo i fedeli nelle tenebre».

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Tra gli affreschi Gianluca Capuano con i musicisti del Canto di Orfeo davanti alle opere del Luini

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