I volontari antispaccio
Ceriano Laghetto, grazie alle divise blu tornano i passeggeri nella «fermata della droga»
Cinquanta volontari per battere lo spaccio. Il Comune di Ceriano Laghetto ha istituito un servizio di sorveglianza per proteggere i pendolari e la stazione da pusher e delinquenti.
La sveglia suona prima delle sei. Raffaele, Cristina, Felice, Marco, Walter e Giancarlo indossano la divisa blu e corrono alla stazione di Ceriano-Groane. Il treno delle 7.15 aspetta gli studenti che vanno a scuola. E loro, le guardie civiche del Comune di Ceriano Laghetto, hanno il compito di proteggerli. A pochi metri di distanza, nascosti nella fitta boscaglia del Parco delle Groane, come sempre si trovano i pusher della più grande area di spaccio della Lombardia.
Le «divise blu» sanno che i ragazzi hanno il coraggio di vincere la paura e di salire sulle carrozze, solo se loro sono presenti. E solo sapendo che ci sono loro a fianco i genitori, che li hanno accompagnati in auto e «scortati» fino ai binari, torneranno a casa tranquilli. Se il sindaco Dante Cattaneo (Lega Nord) non avesse inventato le guardie civiche, la fermata di Ceriano-Groane oggi sarebbe in gran parte in mano agli spacciatori e ai tossici. Nessun viaggiatore avrebbe più il coraggio di scendere in quella che è diventata famosa in tutta Italia come la «fermata dello spaccio».
La stazione fino all’arrivo delle divise blu era un deserto. Ora molti pendolari sono tornati. Sono una trentina gli studenti e i lavoratori che ogni giorno salgono e scendono qui. Un decimo rispetto a un tempo, eppure da alcuni mesi in costante aumento.
«Sono tornato a frequentare questa stazione solo da poco — dice Massimo, 17 anni, liceale —. Prima per lungo tempo mi sono rifiutato di prendere il treno». Durante quel «prima», infatti, lo spaccio avveniva alla luce del sole. Sulla banchina della stazione, a volte perfino sui treni. Poi, sono arrivate le guardie civiche. E la stazione ha cambiato faccia.
«Solo se esiste un presidio 24 ore su 24 — spiega Cattaneo — quelli che spacciano e quelli che usano la droga si allontanano. E alla fine la speranza è che se ne vadano definitivamente». Ora si nota che basta la presenza delle guardie civiche per far restare rintanati nei boschi i pusher. E ovviamente anche i loro clienti girano al largo.
Le guardie civiche sono in tutto 50. Si può indossare la divisa al termine di un corso tenuto dalla polizia locale. Il sindaco le aveva istituite per aumentare la sicurezza «percepita» nella piccola Ceriano e per sorvegliare le scuole e prendersi cura dell’arredo urbano, arrivando dove polizia locale e operatori ecologici (pochissimi, in un borgo di poco più di seimila abitanti), non ce la fanno. All’inizio sorvegliavano l’ingresso delle scuole, pulivano le aiuole o potavano le piante. Poi, è esplosa l’emergenza spaccio. Da allora trascorrono il 90 per cento del tempo in stazione e attorno ai boschi del Parco delle Groane.
Qualche tossicodipendente sfida la presenza delle guardie civiche e non se ne vuole andare. Ci pensa il comandante della polizia locale, Giuseppe Sessa, sempre presente accanto alle guardie, ad allontanarlo, senza troppi complimenti. Ma la vita da «divisa blu» non è facile. Innanzitutto, le guardie civiche lavorano gratis, rubando il tempo alla famiglia e al loro lavoro: «Faccio l’impiegata — racconta Cristina, 45 anni — e dopo il mio turno al mattino, corro in ufficio». Felice ha 64 anni ed è in pensione: «Faccio il nonno a tempo pieno — spiega l’ex operaio — e appena ho terminato il mio turno aiuto mia moglie a casa con tre nipoti». Il turno del mattino termina alle dieci. Poi, c’è il presidio del pomeriggio. Questa volta entrano in servizio Alberto, Anna, Paolo, Roberto, Luigi e Serena. Tra le 13 e le 15 arrivano gli studenti che tornano dall’Its Majorana di Cesano Maderno o dal Pacle Elsa Morante di Limbiate. Due volte alla settimana il turno si prolunga fin dopo le 15.30: c’è da aspettare le ragazze della scuola per estetiste di Monza.
Le sei guardie creano un cordone umano di protezione. Consegnano gli studenti ai genitori, scortandoli lungo un percorso di cento metri. I risultati sono evidenti. Rapine e aggressioni, prima all’ordine del giorno, ora sono crollate. «Siamo un po’ più rassicurati», confida Anna Mauri, una mamma che ha accompagnato
il figlio Paolo in stazione. «La difficoltà più grande? Mettere nero su bianco i turni — dice Paolo, 50 anni, agente di commercio —. Non è facile tra impegni familiari, professionali e di vita. Lo faccio perché ci credo». Il sindaco ne è ben cosciente: «Solo in un piccolo comune, dove è ancora forte il senso di appartenenza alla comunità locale e l’amore per il proprio territorio, è possibile contare su un servizio del genere».
Sicurezza Impiegati, pensionati, agenti di commercio: sono 50 i volontari che presidiano l’area