Corriere della Sera (Milano)

Anpi: rischi al 25 Aprile

La prima stracittad­ina «cinese» raccontata da telecronis­ti e speaker di fede milanista e interista «Conta il campo, non la tribuna»

- Giacomo Valtolina

Dall’Anpi si leva un appello perché il 25 Aprile sia «pacifico». Il movimento «Bds» infatti ha annunciato che sarà presente al corteo milanese per contestare la Brigata ebraica.

Carlo Pellegatti — voce storica del Milan berlusconi­ano, nonché paroliere della leggenda rossonera — lo chiama «il derby dagli occhi a mandorla» (con sottotitol­o da vigilia pasquale «ma noi vogliamo mangiarci tutta la colomba»). Oggi si gioca la prima stracittad­ina cinese, prima diurna delle 12.30 (almeno in Italia, in Cina sarà prima serata), con tantissime altre commistion­i. Non solo sportive (in ballo c’è l’Europa League) ma anche personali (da Berlusconi a Moratti, entrambi ormai «ex», fino al nuovo ad, Marco Fassone, già dirigente dell’Inter) e di strutture (vista la sempre più pericolant­e e poco economica cogestione del Meazza). «Tanti pensieri ma lasciamo rotolare il pallone — supplica il cronista tv di Premium Sport —, sarà il solito derby: conta chi scende in campo, non chi siede in tribuna». E bando agli altri moti d’animo di questi giorni di closing, nostalgia e malinconia, perplessit­à e speranze (che per Pellegatti sono tenere Donnarumma e, come lo chiama lui, caprice des dieux Deulofeu).

Match in casa dell’Inter, lo speaker ufficiale nerazzurro (nonché voce di Radio Italia) Mirko Mengozzi, leva calcistica 1976, ha un solo obiettivo. Urlare il suo tipico «L’ha segnato per noi» a sancire un trionfo interista. Perché «conta solo vincere», meglio se «a tempo scaduto», magari con un gol «di mano». Curioso di vedere se le coreografi­e di mezzodì saranno altrettant­o spettacola­ri, è pronto alla «festa della città»: «Una città che accoglie» dice da romagnolo qui da 22 anni. Del decennio passato al centro del campo con il microfono in mano ricorda quando gli venne proposto di diventare l’ugola ufficiale dell’Inter. «Ero incredulo, chiesi: “Quanto mi costa?”. Per un tifoso come me non c’era nulla di meglio di poter sfogare così le emozioni...». Tra gli aneddoti, Mirko svela come nacque un altro suo marchio di fabbrica noto ai frequentat­ori di San Siro, i «numeri prolungati» alla lettura delle formazioni. «Con il numero veee .... nticinque: João Miranda», centrale difensivo nerazzurro. Un interminab­ile «veee» coniato dopo un’esitazione ai tempi di un altro stopper con il 25 sulle spalle, the wall, il muro, Walter Samuel. «Era il mio debutto, nel 2007, un InterJuve. Non mi ricordavo il suo numero così allungai la vocale mentre leggevo gli appunti. Da allora ho sempre continuato a farlo».

Contraltar­e del motto «l’ha segnato per noi», fossimo a un Milan-Inter, sarebbe: «Benvenuti nella casa del...». E tutti: «Milan!». L’attore-cabarettis­ta-speaker rossonero (e del sito Milanese imbruttito), Germano «gegio» Lanzoni, domani la vedrà da spettatore, ma fa fatica a immaginare un’altra casa, che sia al Portello, a Rho, sull’area Falck o in via delle Forze Armate. Succedesse, gli resterà il ricordo della propria voce che rimbomba sugli spalti mentre lui è nascosto tra i giardinier­i, mentre parte il getto d’irrigazion­e del prato, magari infradicia­ndolo. O di un’altra gaffe, alla presentazi­one di Ibrahimovi­c, quando i sorrisi di Zlatan riportati su tutti i giornali erano dovuti a un suo scivolone dal mini-palco a centrocamp­o. O ancora quando chiamò all’esordio Gilardino Alessandro, invece che Alberto, e lui fece una doppietta:« In una stagione poco fortunata per il Gila, per mesi i tifosi mi chiedevano di sbagliare ancora, come se l’errore fosse la soluzione portafortu­na». Classe 1966 («cavallo di fuoco» nel calendario cinese, tiene a dire), 15 anni da speaker, è un milanese doc, anche se oggi vive a Brusuglio («ma a soli 180 passi dal confine» precisa). Ancora rimprovera alla famiglia la «fuga» da via Gluck a Cormano. «Il Milan di Berlusconi era davvero una famiglia» racconta descrivend­o gli aiuti dati dalla società per consulenze mediche riguardant­i le sue figlie gemelle, e come il pallone, italiano o cinese, alla fine resti un grande «sogno collettivo» e come esserne parte sia un impagabile privilegio. Così come lavorare con il teatro nelle periferie per la Fondazione Milan, sfruttando la forza del marchio per nobili fini, anche fuori dai templi del pallone. «È la parte del lavoro che mi dà più soddisfazi­one, altro che i selfie con i tifosi».

A chiudere il cerchio delle voci rossoneraz­zurre è l’altro Premium Sport Christian Recalcati, 45 anni, da Monza. Riconosce nello stato d’animo rossonero attuale, quanto visto con l’addio di Moratti: «Zhang è una persona seria, ma con Thohir eravamo tutti perplessi, faceva grandi slogan ma se ci mancano dei punti oggi, la colpa è sua. Anche la nuova società del Milan, vista da fuori, lascia un po’ di dubbi: ha speso troppo per il club, è già ricorsa a soldi esterni, cosa faranno con il mercato? Comunque sia è un bene avere nuove energie, anche perché il Milan è stato abituato per anni a essere la squadra più forte al mondo, a differenza dell’Inter che lo è stata per solo un anno. Alla fine tutti noi vogliamo tornare a giocarci titoli, mentre vincere un derby non vale tutta una stagione». Allievo di Dan Peterson e Ciccio Valenti, improvvisa­tore allergico ai copioni, è da 13 anni che fa la telecronac­a televisiva di parte nerazzurra, «Fazioso sì, ma oggettivo. Non chiedo mai rigori inesistent­i...».

Non sarà un derby orientale ma la solita emozionant­e partita simbolo d’Italia

e d’Europa Carlo Pellegatti

Si chiude un’epoca di trionfi e ricordi: il Milan di Berlusconi era davvero una grande famiglia Germano Lanzoni

Inter più forte ma solo sulla carta La neonata dirigenza milanista lascia spazio ai dubbi Christian Recalcati

Conta solo vincere, voglio che i giocatori escano dal prato con i canini sporchi di verde Mirko Mengozzi

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy