IL COMITATO In Ape car verso la rinascita Viaggio tra passione e fatica per far rivivere Tortorolo
CONTRO IL DEGRADO L’impegno di tre amici e un acquirente per il cimitero-discarica
Una piccola Ape car piena di attrezzi, sei braccia mai stanche e l’ affetto spassionato per un luogo da non abbandonare. A Tortorolo, la frazione lomellina del cimitero diventato discarica, ci si impegna per la rinascita. E c’è chi aveva pensato di acquistare il piccolo sepolcro dalla proprietà sconosciuta. In questa frazione di 27 abitanti, con poche case incastonate tra le risaie, non ci sono lampioni, le strade sono sterrate e ricoperte d’erba. Un’enorme latteria da tempo abbandonata, e una scuola elementare con una sola classe, chiusa ormai da 40 anni. La Chiesa rimane un gioiello, anche se aperta per un’ora la domenica mattina. È qui, sul sagrato, che si è costituito naturalmente una sorta di comitato per salvare Tortorolo dal degrado e dall’incuria. Gianni, Tiziana, ed Enrica hanno una missione: non lasciar morire il loro piccolo paese. Gianni è nato e cresciuto qui; Tiziana, la sua compagna, lo ha raggiunto da Torino; Enrica, amica d’infanzia di Gianni, si è trasferita a Milano, ma ogni fine settimana ama far ritorno a Tortorolo dalla sua famiglia: «Questo è il luogo della mia infanzia — racconta — Siamo pochi, ma dobbiamo fare qualcosa per far sì che questo posto non diventi una discarica. Abbiamo già individuato le zone in cui intervenire e pianteremo fiori, taglieremo l’erba, libereremo le aree abbandonate dai rifiuti. Sto cercando di recuperare e mettere in sicurezza anche gli edifici storici di questo posto. Ho ristrutturato la canonica, e ora farò lo stesso con l’antica latteria».
Sull’Ape car di Gianni c’è tutto ciò che serve, oltre alla voglia di fare. Il sabato e la domenica si lavora. Guanti, badili, rastrelli, decespugliatore e sacchi per i rifiuti. Ai margini delle viuzze e dei sentieri sono già stati piantati tulipani e giacinti; alcune cancellate arrugginite saranno coperte da una siepe e profumatissime rose rampicheranno su muri scrostati. Al piccolo comitato di Tortorolo l’iniziativa non manca. Ripulire e conservare, pensando allo sviluppo. Sembra un paradosso, ma tra queste cascine diroccate ci sono 4 delle più importanti aziende risicole d’Italia. Una risorsa che potrebbe essere un punto di partenza: «Quando sono arrivata da Torino mi sentivo un po’ spaesata — racconta Tiziana —. Ora amo questo posto. Ho pensato di aderire al progetto Alveare e gestire un punto di spesa solidale 2.0, favorendo gli scambi diretti fra produttori locali di riso e i consumatori con piccoli mercati temporanei a Km 0».
Poi la vergogna del cimitero di nessuno sommerso dai rifiuti. Come già testimoniato dal Corriere, in questo camposanto ci sono carcasse di auto, frigoriferi e water tra le lapidi distrutte. «Dopo aver visto lo scempio si è fatto avanti un interessato ad acquistare il sepolcro — spiega Enrica —. Ma la situazione è intricata: la cappelletta sarebbe una sepoltura privata con un proprietario, il cimitero invece no. Il Comune non interviene? Lo facciamo noi». E da tre, i membri del comitato, potrebbero diventare molti di più. Qualche giorno fa «eravamo davanti al cimitero per capire come portare via tutta quella roba. Un gruppo di camminanti si sono uniti a noi nell’intenzione di salvarlo. Siamo ben disposti ad accogliere altre braccia volenterose».