Siccità, frane, fauna in fuga. L’Adda chiede aiuto
Pronto un progetto di salvaguardia da finanziare
Dalla siccità che minaccia le zone umide all’erosione delle sponde che rischiano di franare. L’ammalato speciale è il tratto meridionale dell’Adda e per guarirlo si è costituito un pool di enti pubblici, privati e tecnici. Sotto osservazione sono 25 chilometri del fiume tra le province di Lodi e Cremona: il tratto Comazzo-Cavenago d’Adda presenta da una parte punti critici che, se trascurati, possono portare a smottamenti sulle rive; dall’altra, la siccità dell’ultimo inverno ha dato il colpo di grazia ad alcune delle zone più suggestive del Parco Adda Sud, l’ambito di tutela regionale che si estende fra Lodigiano a Cremonese da Comazzo fino alla foce nel Po.
«Le cause sono varie — conferma il presidente del Parco Adda Sud Silverio Gori — ma è stato l’80% in meno di precipitazioni in inverno a mettere in ginocchio alcune delle zone umide più pregiate, facendo fuggire la fauna protetta».
Il Parco fa ciò che può: le guardie volontarie che perlustrano le sponde hanno già scoperto ben sette punti di cedimenti tra Zelo e Bertonico, fra cui un fronte di due chilometri a Galgagnano. Il materiale raccolto è stato affidato all’Aipo perché s’intervenga al più presto: «Con un bilancio di 870mila euro — spiega Gori — e un contributo regionale di 236mila euro del resto non possiamo fare i miracoli».
L’appello della Provincia di Lodi al Parco, ai comuni rivieraschi, ai consorzi idrici e alla Regione è almeno servito a mettere a punto un progetto che sarà sottoposto alla Fondazione Cariplo per ottenere un finanziamento del 25 % sul totale. L’obiettivo è ripristinare le zone umide, reinserire le specie protette, recuperare le zone demaniali sede di aree industriali dismesse e innalzare il livello di depurazione delle acque affluenti. Per un progetto simile tra Adda e Po lo scorso anno Fondazione Cariplo staccò un assegno da 750mila euro.
Dal canto suo il Parco Adda Sud si è già mosso per salvare almeno la lanca più importante, quella di Cavenago d’Adda, due chilometri di lunghezza di zona umida che da anni costituisce l’habitat perfetto per gallinelle d’acqua, germani reali, aironi. Rimasta senza alimentazione (il pelo dell’acqua dell’Adda è più basso rispetto alle sue lanche), la lussureggiante «morta» si è ridotta a poche pozzanghere e i suoi abitanti hanno fatto fagotto. Fino a poche settimane fa quando Parco e Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana hanno messo a punto un «corridoio idrico» tra rogge e canali riportando l’acqua a Cavenago. E gli uccelli sono tornati. Ma anche a Crotta d’Adda (Cremona) tre piccole oasi naturali rischiano l’estinzione. E il Parco intende replicare il modello Cavenago accordandosi con il Consorzio Dugali.