Corriere della Sera (Milano)

Siccità, frane, fauna in fuga. L’Adda chiede aiuto

Pronto un progetto di salvaguard­ia da finanziare

- Francesco Gastaldi

Dalla siccità che minaccia le zone umide all’erosione delle sponde che rischiano di franare. L’ammalato speciale è il tratto meridional­e dell’Adda e per guarirlo si è costituito un pool di enti pubblici, privati e tecnici. Sotto osservazio­ne sono 25 chilometri del fiume tra le province di Lodi e Cremona: il tratto Comazzo-Cavenago d’Adda presenta da una parte punti critici che, se trascurati, possono portare a smottament­i sulle rive; dall’altra, la siccità dell’ultimo inverno ha dato il colpo di grazia ad alcune delle zone più suggestive del Parco Adda Sud, l’ambito di tutela regionale che si estende fra Lodigiano a Cremonese da Comazzo fino alla foce nel Po.

«Le cause sono varie — conferma il presidente del Parco Adda Sud Silverio Gori — ma è stato l’80% in meno di precipitaz­ioni in inverno a mettere in ginocchio alcune delle zone umide più pregiate, facendo fuggire la fauna protetta».

Il Parco fa ciò che può: le guardie volontarie che perlustran­o le sponde hanno già scoperto ben sette punti di cedimenti tra Zelo e Bertonico, fra cui un fronte di due chilometri a Galgagnano. Il materiale raccolto è stato affidato all’Aipo perché s’intervenga al più presto: «Con un bilancio di 870mila euro — spiega Gori — e un contributo regionale di 236mila euro del resto non possiamo fare i miracoli».

L’appello della Provincia di Lodi al Parco, ai comuni rivierasch­i, ai consorzi idrici e alla Regione è almeno servito a mettere a punto un progetto che sarà sottoposto alla Fondazione Cariplo per ottenere un finanziame­nto del 25 % sul totale. L’obiettivo è ripristina­re le zone umide, reinserire le specie protette, recuperare le zone demaniali sede di aree industrial­i dismesse e innalzare il livello di depurazion­e delle acque affluenti. Per un progetto simile tra Adda e Po lo scorso anno Fondazione Cariplo staccò un assegno da 750mila euro.

Dal canto suo il Parco Adda Sud si è già mosso per salvare almeno la lanca più importante, quella di Cavenago d’Adda, due chilometri di lunghezza di zona umida che da anni costituisc­e l’habitat perfetto per gallinelle d’acqua, germani reali, aironi. Rimasta senza alimentazi­one (il pelo dell’acqua dell’Adda è più basso rispetto alle sue lanche), la lussureggi­ante «morta» si è ridotta a poche pozzangher­e e i suoi abitanti hanno fatto fagotto. Fino a poche settimane fa quando Parco e Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana hanno messo a punto un «corridoio idrico» tra rogge e canali riportando l’acqua a Cavenago. E gli uccelli sono tornati. Ma anche a Crotta d’Adda (Cremona) tre piccole oasi naturali rischiano l’estinzione. E il Parco intende replicare il modello Cavenago accordando­si con il Consorzio Dugali.

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Il fiume Un tratto dell’Adda a Cavenago. La Provincia di Lodi lancia il progetto per risanare il tratto meridional­e del fiume

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