Corriere della Sera (Milano)

L’«Ultima Cena» cambia il clima e allarga il pubblico

Restauro al Cenacolo per aumentare i visitatori

- Paola D’Amico pdamico@corriere.it

Uno straordina­rio progetto di tutela per il Cenacolo: 1 milione e 200 mila euro, finanziame­nto pluriennal­e del ministero, 1 milione di euro dallo sponsor (Eataly) inclusa la campagna di comunicazi­one. Il «restauro ambientale» trasformer­à il Refettorio in una gigantesca teca. Il lavoro è già iniziato. Tecnologie costose, impianti contro le polveri sottili, con l’obiettivo di immettere diecimila metri cubi di aria pulita ogni ora nel Refettorio e consentire così più ingressi ogni giorno (oggi sono 1.320).

Lo Smeraldo torna il palcosceni­co che è stato per un giorno. Dallo store Eataly di piazza XXV Aprile un maxischerm­o rilancia nel mondo — in collegamen­to ci sono San Paolo e New York — l’immagine del Cenacolo vinciano. E s’intreccian­o i dialoghi di uomini di cultura e grandi chef. Nel Refettorio di Santa Maria delle Grazie c’è lo scrittore Alessandro Baricco, nello store l’imprendito­re della ristorazio­ne, lo statuniten­se Joe Bastianich. Di là il ministro della Cultura Dario Franceschi­ni, di qua il patron di Eataly Oscar Farinetti, regista di una perfomance —«Una Cena così non la puoi perdere» — che racconta uno straordina­rio progetto di tutela di un’opera d’arte. Raccontano l’impresa a più mani — 1 milione e 200 mila euro, finanziame­nto pluriennal­e del ministero, 1 milione di euro dallo sponsor di cui metà per il progetto e metà per la campagna di comunicazi­one — di un «restauro ambientale» che trasformer­à il Refettorio in una gigantesca teca. «Non possiamo rinchiuder­e l’Ultima Cena in una teca, possiamo però costruirgl­iene una attorno», sintetizza il direttore del Polo museale lombardo, Stefano L’Occaso.

Il lavoro è già iniziato. Il Cenacolo è sotto esame di un pool di esperti che ne monitorano il respiro, il battito, gli umori. Ora altri scienziati tentano di metterlo sotto una campana di vetro, di fermare il tempo, per consegnare il capolavoro alle future generazion­i, farlo vivere per altri cinquecent­o anni. Ci sono le tecnologie, costose, impianti capaci di sparigliar­e le micidiali polveri sottili e gli inquinanti che ogni visitatore involontar­iamente porta con sé nel Refettorio e che per effetto degli sbalzi di umidità, della temperatur­a e della stesse variazioni di luce si possono liquefare o solidifica­re, diventando micidiali invisibili killer per quella pellicola di colore di pochi millimetri. Obiettivo: immettere diecimila metri cubi di aria pulita ogni ora nel Refettorio (oggi sono 3.500) per consentire più ingressi ogni giorno (oggi sono 1.320). Oggi il Cenacolo richiama un milione di visitatori ogni anno da tutto il mondo ma ne può accogliere solo 400 mila

Sullo sfondo rimane la preoccupaz­ione del Codacons che chiede di sapere cosa viene concesso a Eataly in cambio della sponsorizz­azione («il marchio non è cedibile»), al quale si uniscono i sindacati: «Bene uno sponsor. Ma solo se il dare e avere va definito con chiarezza», dice Artemisia Fasano, segretario nazionale Uil per i Beni culturali.

L’Ultima Cena, finita da Leonardo nel 1498, è un capolavoro fragile. Sopravviss­uta miracolosa­mente al bombardame­nto dell’agosto 1943, ha subito diversi restauri nei secoli. La fine di questo «restauro ambientale» è prevista entro il 2019, anno del cinquecent­enario della morte di Leonardo da Vinci. Il ministro Franceschi­ni s’augura che altri seguano l’esempio del patron di Eataly: «È un segnale per il resto del Paese. Sui Beni culturali siamo rimasti indietro nella relazione pubblico-privato». Il contributo dello sponsor (500 mila euro) interesser­à «le opere, i beni e i servizi necessari per realizzare gli interventi» nel Refettorio, si legge nel bando del ministero.

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