«Restituite sette milioni»
Processo sulle spese pazze, la Regione chiede i danni a 28 imputati: «Screditata l’immagine del Pirellone»
Gli assessori e i consiglieri che hanno gonfiato a proprio uso i rimborsi destinati a «fini istituzionali» devono risarcire la Regione. Al processo è lo stesso Pirellone a presentare il conto, chiedendo quasi 7 milioni di euro.
Hanno screditato l’immagine della Regione Lombardia gli assessori e i consiglieri, ex ed attuali, che hanno trasformato i rimborsi dovevano essere destinati a «fini istituzionali» in benefit per le loro tasche. Ora è lo stesso Pirellone a presentare il conto chiedendo quasi sette milioni di euro di danni nel processo per i rimborsi gonfiati in corso davanti ai giudici della decima sezione del Tribunale.
La richiesta di risarcimento, avanzata dal legale della Regione Lombardia, l’avvocato Antonella Forloni, riguarda i 28 dei 58 imputati che non hanno già raggiunto un accordo con l’ente che si è costituito parte civile o che non hanno risarcito il danno nel corso dei procedimenti avviati dalla Procura della Corte dei conti. Il pm Paolo Filippini ha chiesto due assoluzioni e 56 condanne per peculato (tre anche per truffa ai danni) a pene che vanno da un anno e 10 mesi a 6 anni di carcere. Gran parte dei fondi regionali sarebbero stati spesi, sostiene la Procura, per mangiare: dal singolo cioccolatino alla spesa al supermercato, dal tramezzino al bar fino al pranzo da gourmet nel ristorante stellato. Ben il 79 per cento dei soldi se ne sarebbe andato così, il resto sarebbe stato speso, anche in questo caso illecitamente, per pagare le cose più varie, come la benzina per la macchina, il biglietto del treno o del tram, il gratta e vinci, le sigarette o i sigari toscani, finendo per diventare un «salario accessorio» che si è aggiunto al già lauto compenso (anche 13 mila euro) che la Regine ha versato e versa ogni mese ai consiglieri e agli assessori. Molti degli imputati, se non quasi tutti, si sono difesi sostenendo che erano convinti di non violare alcuna norma, che la prassi che avevano trovato al Pirellone era quella, che nessuno ha mai obiettato nulla a partire dal personale amministrativo. Insomma, che fino ad allora si era sempre fatto così e che loro
Hanno trasformato rimborsi istituzionali in benefit personali per cene e acquisti
hanno seguito l’andazzo corrente. «Gli imputati sono i legislatori regionali e appare del tuto improprio anche il solo accenno a una situazione di ignoranza della norma che loro stessi hanno contribuito a formare o che comunque costituisce il riferimento per la loro stessa attività» e questo «impedisce che possano cadere in errore nell’interpretazione di una legge regionale», scrive l’avvocato Forloni in una memoria depositata ai giudici del Tribunale. Non su può scaricare sul personale amministrativo, secondo il legale, perché dire che chi fa le leggi regionali poi deve ricorrere agli impiegati per farsele interpretare è solo paradossale. Per quantificare i danni subiti, l’ufficio legale della Regione Lombardia somma i fondi che sarebbero stati percepiti irregolarmente, secondo i calcoli della Guardia di finanza, al danno causato dalla vicenda all’immagine dell’ istituzione regionale. La prima voce ammonta a 2,550 milioni, la seconda a 4,250 milioni euro. Le richeste più pesanti riguardano gli ex capigruppo della Lega Nord, Stefano Galli, e del Pdl, Paolo Valentini Puccitelli, i quali, oltre che delle loro spese personali, devono rispondere anche di aver dato l’assenso ai rimborsi chiesti dai consiglieri dei rispettivi gruppi. Da Galli la Regione vorrebbe 1.241.567,7 euro, da Valentini Puccitelli 879.313,73, anche se il legale del Pirellone per ora si limitata alla richiesta di una «provvisionale» che ammonta al 50% (3,4 milioni) ,delle somme totali accompagnata, però, dal sequestro conservativo dei beni degli imputati per un importo uguale.