La Brianza raccoglie scarpe da calcio per far giocare il Burkina Faso
Società sportive mobilitate. Nuove o usate, minimo taglia 42
MONZA In quasi cinque anni di attività hanno aiutato a portare case, asili e generi alimentari nei villaggi più poveri e sperduti del Burkina Faso. Ma adesso, i volontari dell’associazione Queen of Peace Onlus di Bellusco vorrebbero provare a portare anche un’opportunità di riscatto sociale attraverso lo sport. Come? Con una raccolta di scarpe da calcio usate.
La scelta dell’associazione di concentrare gli sforzi proprio sul Burkina Faso non è stata casuale: da sempre il Paese occupa gli ultimi posti nella scala dell’Indice dello Sviluppo Umano redatta periodicamente dall’Onu. Crisi economica, colpi di Stato, miseria sono una costante e anche se da qualche anno a questa parte il governo ha avviato una serie di importanti riforme, le sacche di degrado sono ancora molto profonde, soprattutto nelle periferie delle grandi città e nelle zone più interne. E a essere più penalizzati sono ovviamente i bambini, gli adolescenti e i giovani. In corso di realizzazione, l’associazione ha diversi progetti. In un villaggio in piena savana della regione di Koubri, a due ore di macchina dalla capitale verso Sud, è stato realizzato un centro scolastico e una chiesetta dedicata a San Francesco d’Assisi, a Bobo Djoulasso, la seconda più grande città del Burkina Faso, in collaborazione con l’ong italiana Tmpuss è stata realizzata la Casa del Latte ed altri interventi per i bambini più piccoli, nel corso dell’ultima missione a gennaio a Soukourani, è stato aumentato il numero di pannelli fotovoltaici del villaggio «La Terra è vita», grazie ai quali è possibile alimentare la pompa elettrica del pozzo.
In Burkina, tuttavia, il calcio è uno sport molto popolare e le partite che i ragazzi dei vari villaggi organizzano a ogni angolo di strada hanno dato lo spunto ai volontari per organizzare una raccolta di scarpe da calcio. «Ogni anno la nazionale si piazza nei primissimi posti della Coppa d’Africa — spiega Sergio Lorenzini, presidente dell’associazione —. Questo sport è molto diffuso fra i giovani che lo interpretano come strumento di riscatto dalla povertà. Il camerunense Samuel Eto’o, ex giocatore di Barcellona e Inter, rappresenta per loro un idolo, il simbolo della rivincita sulla miseria». Occhio alla misura, però. A quanto pare i giovani del Burkina sono ben piantati perché, sebbene i destinatari della raccolta siano ragazzi di età compresa fra i 14 e i 20 anni, servono numeri da adulti, dal 42 in su. Vanno bene anche scarpe usate, purché in buono stato: in Burkina non ci sono campi in erba, i ragazzi giocano su terreni spelacchiati e le scarpe si consumano velocemente. L’iniziativa avviata dall’associazione ha fatto velocemente il giro delle numerose società sportive brianzole. Gli addetti hanno già iniziato a cercare qualche fondo di magazzino e la voce è rimbalzata negli uffici di Monzello, la sede del Monza Calcio, per altro prossimo a festeggiare il ritorno nel calcio professionistico in Lega Pro. «È senza dubbio una iniziativa originale e credo che i nostri giocatori saranno contenti di poter dare il loro contributo — commenta il presidente, Nicola Colombo —. È giusto che chi ha di più dia a chi ha meno e da parte nostra promuoveremo sicuramente la raccolta delle scarpe».
Il container con le scarpe partirà alla fine di aprile (il sito dell’associazione è queep.it). «l volontariato a Bellusco è capace di attività straordinarie, spesso nel silenzio e nella vicinanza ai bisogni dei vicini, altre volte, come in questo caso, con iniziative verso uno dei Paesi più poveri del mondo — aggiunge il primo cittadino di Bellusco, Roberto Invernizzi —. Spero che le scarpe da calcio siano uno strumento per farci conoscere i problemi e le prospettive dei Paesi poveri del Terzo mondo e contribuire così al loro sviluppo».