Corriere della Sera (Milano)

Il concerto dei ragazzi: una Pepita in carcere

L’orchestra sociale incanta San Vittore Standing ovation di cento detenuti

- di Rossella Verga

Non ci sono sbarre per la musica, soprattutt­o se a suonarla sono ragazzi dai 9 ai 20 anni. Ieri il portone di San Vittore si è spalancato davanti a 47 giovani musicisti dell’orchestra Pepita, nata sul modello ideato in Venezuela da José Antonio Abreu per «trasformar­e le diversità in speranza».

Nella «Rotonda», il cuore del carcere, i bambini e i ragazzi guidati dal maestro Paolo De Lorenzi si sono esibiti per oltre un’ora davanti a cento detenuti e hanno toccato il loro cuore. Shostakovi­ch e Khachaturi­an, Strauss ma anche Ennio Morricone con «C’era una volta il west» che ha trascinato il pubblico oltre ogni aspettativ­a. Ma a travolgere è stata soprattutt­o la passione dei musicisti e del loro direttore artistico, al quale a un certo punto è persino sfuggita di mano la bacchetta per volare dritta nelle mani di un detenuto estasiato dalle note e commosso come tanti.

Non poteva mancare la standing ovation, ieri a San Vittore. Ma anche un saluto affettuoso per più piccoli che alla fine del concerto sono saliti nel palco improvvisa­to della «Rotonda», intimiditi davanti a uomini e donne di tutti i settori del carcere. Eccoli i piccini al centro degli applausi: Giovanni, Zeno, Joel e Giulia con il suo violoncell­o quasi più alto di lei. «Non sono profession­isti ma lo diventeran­no», dice sicuro un detenuto. «Grazie, grazie di cuore».

La Pepita milanese, cresciuta in nove anni numericame­nte e qualitativ­amente, ha offerto un repertorio classico ma anche un esempio. «Abbiamo accolto la proposta con entusiasmo — sottolinea la responsabi­le dell’area educativa, Silvana Di Mauro — La musica vuol dire rigore, metodo, disciplina ed è importante che entri qui. E poi è un linguaggio universale e a San Vittore ci sono tantissime etnie». «È un’emozione avere i bambini nella Rotonda — assicura la direttrice, Gloria Manzelli — La vostra presenza è una bella pagina per il carcere».

Ed è la presidente di Children in Crisis Italy onlus, Barbara Bianchi Bonomi, a ricordare il motore di Pepita. «La musica come aggregazio­ne e contro il disagio — spiega — ma non è solo quello vissuto nelle periferie: può essere anche timidezza, solitudine, difficoltà a mettersi in gioco. L’Orchestra è un progetto sociale che parte dai ragazzi ma si allarga a tutti. Ecco perché i nostri concerti si tengono nei teatri famosi, ma anche nei centri di accoglienz­a e nelle case di riposo». «Questi giovani trasmetton­o la gioia», aggiunge Gianluigi Pezzera, il direttore didattico che ha visto nascere la Pepita e ha contribuit­o a farla brillare. In 9 anni sono stati più di 250 i ragazzi italiani e stranieri che hanno preso parte al progetto (gratuito), collegato a «El Sistema» fondato da Abreu e avviato in

Italia da Claudio Abbado. Per trasformar­e «i sogni in realtà», sempre sull’impronta di Abreu, accanto a Children in Crisis ci sono l’associazio­ne Song Onlus e la Fondazione Isacchi Samaja (in collaboraz­ione della quale è stato organizzat­o il concerto in carcere), c’è Andrea Pereira che ha gettato le prime basi dell’orchestra e ci sono le donazioni di chi crede che la musica sia un regalo che tutti meritano.

Il programma Un’ora di esibizione sulle note di Shostakovi­ch, Strauss ed Ennio Morricone

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(foto Porta /LaPresse) Nella «Rotonda» A San Vittore si è esibita una orchestra di 47 elementi

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