«Una moschea abusiva a due passi dalla questura»
Una «moschea abusiva» a pochi passi dal Tribunale e dalla Questura di Lecco. Un luogo frequentato ogni venerdì da un centinaio di fedeli musulmani, tra loro in passato anche Abderrahim Moutarrik, il campione di kickboxing condannato a sei anni di carcere con l’accusa di terrorismo internazionale, e Mohamed Koraichi, fuggito in Siria da Bulciago, nella brianza lecchese, per unirsi all’Isis con la moglie Alice Brignoli e i tre figli di 2, 4 e 6 anni. A sollevare il caso la Lega Nord che in queste ore ha presentato un’interrogazione in consiglio comunale per far luce sul reale utilizzo dei locali che ospitano il centro culturale «La tolleranza», associazione regolarmente registrata che ha in uso lo stabile su due piani a pochi passi dal centro di Lecco. «Abbiamo constatato la presenza, in particolare venerdì dalle 12 alle 13.30 di almeno una novantina di persone che si ritrovano per pregare», spiegano i consiglieri comunali del Carroccio Andrea Corti, Stefano Parolari e Giovanni Colombo. «Chiediamo se l’amministrazione sia a conoscenza di quanto accade in quel palazzo. Se i locali siano stati segnalati come luogo di ritrovo e di culto. Se vi siano le infrastrutture igienico sanitarie a norma e i requisiti di sicurezza che la legge prevede», si legge nell’interrogazione, facsimile di quella presentata un paio di mesi fa sempre dalla Lega Nord in merito all’utilizzo di uno scantinato nel rione lecchese di Pescarenico, altra «moschea non autorizzata in città», secondo la Lega. «Siamo perfettamente a conoscenza dell’esistenza e dell’attività del centro culturale “La tolleranza”, ma nel merito delle risposte all’interrogazione entreremo durante la seduta del consiglio in programma giovedì. Dobbiamo fare tutte le verifiche», spiega il vicesindaco di Lecco Francesca Bonacina. I locali di Corso Promessi Sposi sono comunque sotto la stretta osservazione delle forze dell’ordine e lo stesso presidente del centro Moustafà Ettarras in passato aveva parlato di un’attività regolarmente autorizzata. In realtà basta poco per constatare di persona la presenza di fedeli musulmani durante la preghiera del venerdì. «Stiamo aspettando l’Imam per entrare nella moschea», spiega Mohammed (nella foto), mentre si toglie le scarpe, prima di salire la breve scala che porta al piano superiore. E la sottile linea della polemica si gioca tutta in queste poche parole. Centro culturale per l’amministrazione, luogo di preghiera per i credenti.