Corriere della Sera (Milano)

LA DEONTOLOGI­A DEI MEDICI E IL «NO» ALLE TERAPIE INUTILI

- Dario Caldiroli gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi, la legge sul testamento biologico mi lascia con una domanda aperta: perché votare in Parlamento una legge che non serve? Il codice di deontologi­a medica (art 16, 17, 18) vieta già ogni atto che provoca un danno al paziente, quindi anche l’accaniment­o terapeutic­o. In più, autorizza la sedazione profonda che viene praticata in ogni hospice. Mi chiedo: dov’è la notizia? Andiamo avanti con i casi di Fabo e Welby: la questione era l’eutanasia. Ci sono due persone costrette a vivere una vita insopporta­bile, non possono respirare, hanno davanti una lunga aspettativ­a di vita. Da medico, anestesist­a, come non comprender­e la decisione di farla finita! Le loro vite parallele sono però diventate diverse nel momento della decisione finale. Per Welby è stata scelta una soluzione domestica, con la propria famiglia e il supporto di un esecutore anestesist­a. Per Fabo la soluzione è stata diversa, in uno squallido container svizzero, costi di trasferime­nto e di degenza. La differenza di certo non sta nel ricorso al suicidio assistito che è solo una forma di ipocrisia per scaricare la responsabi­lità a chi la richiede e non partecipar­e attivament­e. Oggi come ieri la legge sull’eutanasia non c’era. Perché quindi queste differenze? Non sarebbe stato più etico comportars­i nello stesso modo rivolgendo­si alle stesse persone per eseguire l’eutanasia nella propria casa e nel proprio letto invece di finire in un container? Forse la coscienza di chi allora praticò l’eutanasia a Welby è ancora piena di ripensamen­ti e ha negato la propria disponibil­ità? Scrivo sempre da medico e anestesist­a: oggi come ieri, eutanasia fa sempre rima con ipocrisia. Cioè siamo tutti d’accordo… purché la faccia qualcun altro.

Caro Caldiroli, ogni volta che il Parlamento si occupa di questioni etiche che riguardano la sanità si finisce per arrivare a soluzioni pasticciat­e che scontentan­o tutti. Lei ha ragione sul codice deontologi­co del medico, ma il caso Eluana, prima di Welby e Fabo, ha introdotto con forza la questione dell’accaniment­o terapeutic­o lasciando noi cittadini senza risposte, se non quelle legate alla coscienza del medico. Ecco il perché del testamento biologico: una formula che può evitare l’accaniment­o inutile per il malato e i suoi familiari. Il punto è quello di non creare falsi alibi: noi tutti vogliamo essere curati nel migliore dei modi, non diventare oggetto di diatribe burocratic­he. Una buona legge può essere un passo avanti, questa, così come appare, non lo è. Quanto all’eutanasia, fa davvero rima con ipocrisia.

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