Lia e le altre donne Racconti partigiani
Al Ringhiera lo spettacolo cult di Renato Sarti
I numeri: 35 mila partigiane combattenti, 512 in posizioni di comando, 4.653 arrestate e torturate, 623 cadute o fucilate, 2.750 nei campi di sterminio. Sul ruolo delle donne nella Resistenza i numeri parlano chiaro, in loro onore sul palco del teatro Ringhiera è in scena «Nome di battaglia Lia», ormai un cult di Renato Sarti che ogni anno, dal 2002, ricorda il coraggio di Gina Galeotti Bianchi, una delle figure più importanti del Gruppo di Difesa della Donna. Una partigiana che lottò fino all’ultimo minuto con un figlio in grembo, una donna di 32 anni uccisa dai fascisti con una raffica di mitra il 24 aprile 1945, il giorno in cui il quartiere Niguarda festeggiava, con un giorno di anticipo, la Liberazione di Milano.
Un testo basato su testimonianze dirette, interpretato dallo stesso Sarti al fianco di Marta Marangoni e Rossana Mola, il primo spettacolo prodotto dal Teatro della Coopechio rativa. «La prima volta che misi piede nella sala di via Hermada era il 24 aprile del 2001 — afferma l’autore — il teatro non era ancora stato fondato, c’era un incontro con le donne partigiane del quartiere, fu indimenticabile».
Sarti regala qualche ritratto. «Adelina del Ponte era uno scricciolo di donna con una forza straordinaria. A scuola le suore volevano costringerla a fare i ricami, lei si ribellava perché voleva leggere la Divina Commedia. Per il suo novantesimo compleanno, poco prima di morire due anni fa, non aveva voluto che cantassimo “Tanti auguri a te” ma “Bandiera rossa”». Un’altra donna speciale, Silvana Gargioni «l’unica che al quartiere Isola salutava la Lisa che “faceva la vita”: grazie alle sue arti fascinatorie, quando arrivavano i treni blindati che portavano i militari in Germania, la Lisa distraeva i tedeschi, mentre Silvana e le altre facevano scappare i prigionieri». E poi Lella Minghini, «l’eroica infermiera che, con la complicità di Suor Giovanna, faceva scappare i partigiani dall’ospedale di Niguarda. E infine Onorina Pesce, la moglie del comandante Giovanni Pesce, e Stellina Vec- al fianco della Lia quando morì, che sono state due presenze fisse all’iniziativa «Partigiani in ogni quartiere»: «Ogni 25 aprile venivano accolte da ovazioni da pop star».