Gli archeologi del verde e la caccia ai semi storici: ritrovate le specie estinte
Un team di botanici ha ritrovato semi di specie floreali ritenute estinte I Bastioni diventano la serra per salvarle
Un team di botanici ha ritrovato semi di specie floreali ritenute estinte. I ricercatori del Museo di Storia naturale e dell’Università Statale hanno coltivato le piantine al Parco delle Cave e ora tenteranno di riportarle al Castello e sui Bastioni.
Hanno nomi curiosi: Lucernicchia, Sparviere. Sono due delle rarissime specie di flora spontanea che si pensavano estinte a Milano ma di cui i botanici del Museo di Storia Naturale hanno ritrovato alcuni esemplari. Ne hanno recuperato i semi, cresciuto nuove piantine in luoghi protetti nel Parco delle Cave con l’aiuto del settore Verde, e nei prossimi giorni tenteranno di reintrodurle, tanto per cominciare, al Castello Sforzesco e sui Bastioni. Il progetto pilota è stato avviato nel 2016. Queste specie ritrovate sono, infatti, tuttora a elevato rischio di scomparsa.
«Se il progetto, realizzato in economia e su base volontaria dovesse avere successo — spiega il botanico Gabriele Galasso —, si potrebbe pensare di ampliarlo aumentando il numero di specie da riprodurre e reintrodurre/traslocare in natura, per esempio includendo alcune specie nemorali o acquatiche in fortissima regressione o già scomparse da Milano».
Alzando gli occhi sulle mura esterne del Castello Sforzesco, osservando fossati, vialetti, ruderi e aiuole i visitatori possono ancora scorgere molte piante, ricordo di un’antica biodiversità. Il Sedum album, per esempio, specie un tempo diffusa e comune sui muri e persino sui vecchi tetti, di cui il sistema murario del castello è uno dei punti focali di conservazione metropolitana della specie; così il Cymbalaria muralis e anche le piante di Cappero, che è probabile siano state introdotte alla fine dell’Ottocento per impieghi medicinali e alimentari.
Il fiore all’occhiello rimane però lo Sparviere (Hieracium australe),«un’apparentemente insignificante insalatella selvatica dai fiori gialli — spiegano gli esperti — che rappresenta l’”endemismo” milanese», ossia è l’unica pianta di cui la metropoli possa vantare in tutto il mondo l’esclusiva.
Meno rara dello Sparviere ma altrettanto preziosa è la Lucernicchia (Sassifraga annuale). La si credeva scomparsa, come quasi la metà delle specie nell’ultimo secolo. Un censimento minuzioso condotto dai botanici del Museo di Storia Naturale, infatti, analizzando i dati disponibili a fine Settecento registrò la presenza di 542 specie in città, delle quali 228 scomparse, soppiantate spesso da specie aliene.
Per gli interventi di traslocazione (o trapianto) della Sassifraga annuale è stato individuato il Parco delle Cave perché presenta vecchi manufatti, cascine, muretti e calpestii ghiaiosi. Un anno fa «sono state recuperate centinaia di minuscoli semi, raccolti in orti botanici e altre località della Regione e il 6 giugno è stata fatta la semina», aggiunge Galasso. «A fine marzo abbiamo fatto un sopralluogo e verificato che sulla cima delle colonne in mattoni di Cascina Linterno sono nate oltre cento piante». Alcune hanno messo radici su un muro perimetrale dove c’era del muschio e tra gli autobloccanti dello spartitraffico di via Cividale del Friuli.
Tra specie opportuniste e invasive, la città custodisce anche piccoli gioielli di grande valore e i siti archeologici, storici e monumentali rappresentano piccoli ma fondamentali polmoni di biodiversità che molti ignorano. Sono specie pur delicate ma che si sono potute conservare talvolta proprio grazie alle caratteristiche del manufatto, di cui hanno condiviso la storia.