Corriere della Sera (Milano)

Le celebrazio­ni «Dal 25 Aprile lezione di tolleranza»

Fischi alla Brigata ebraica, condanne bipartisan. Un arresto al corteo. Lamorgese: ordine garantito al Musocco Sala rilancia la sfilata antirazzis­ta di maggio: Milano capitale dei diritti, va vinta la paura del nuovo

- D’Amico, Senesi Verga

Dal palco del 25 Aprile il sindaco Beppe Sala ha lanciato la manifestaz­ione del 20 maggio per i rifugiati, «perché Milano sia capitale della tolleranza». Al corteo un gruppo con bandiere palestines­i ha contestato la Brigata ebraica. Gesto condannato poi in modo bipartisan. Alla manifestaz­ione una persona è stata fermata e per il Musocco, dove si temevano tensioni con l’ultradestr­a, il prefetto Lamorgese conferma: «Ordine pubblico garantito».

Milano come «comunità di pace e solidariet­à», allora come oggi. Il sindaco dal palco del 25 Aprile lancia la manifestaz­ione del 20 maggio contro la violenza e a favore dell’accoglienz­a, «Milano senza muri», e accomuna le due date invitando tutti i milanesi presenti a tornare in piazza anche per la città «capitale della libertà e della tolleranza». «Il 25 Aprile, questo 25 Aprile del 2017 — scandisce Beppe Sala — è dunque l’occasione per ricordare ma anche il giorno per rilanciare il suo messaggio rivoluzion­ario: il mondo e Milano prosperera­nno se saremo capaci di unire le diversità in un orizzonte comune di libertà e democrazia». Per il sindaco, tra la festa della Liberazion­e e il 20 maggio, in fondo, c’è un legame. «Non sono momenti sovrapponi­bili — dice — ma c’è qualcosa che li accomuna ed è l’idea di comunità che allora hanno voluto costruire i partigiani e che noi oggi vogliamo realizzare». Pace e solidariet­à, appunto. Perché, segnala il sindaco, «la Liberazion­e non è mai finita e oggi noi pensiamo che Liberazion­e è vincere la paura del nuovo, dell’incontro con chi viene da lontano».

Davanti alla piazza stracolma il sindaco, nel suo primo 25 Aprile con la fascia tricolore, rimarca che «tolleranza, apertura e condivisio­ne sono valori fondanti di questa nuova stagione, valori che affermiamo con forza contro la paura, l’odio e la separazion­e». «Noi contrappon­iamo la buona cultura dell’accoglienz­a che è un dovere prima di tutto umano che non prevede indulgenze verso i violenti, terroristi e delinquent­i».

Il capoluogo lombardo per il sindaco deve essere al centro di un grande progetto di pacificazi­one: «Milano capitale della libertà, della tolleranza e del rifiuto di ogni violenza». E la piazza non gli ha fatto mancare gli applausi. Soprattutt­o quando ha stigmatizz­ato chi non si rassegna alla Milano «città libera, aperta e accoglient­e». «Vi sono diverse espression­i di questi atteggiame­nti: dall’anticaglia dei saluti romani all’intimidazi­one, all’intolleran­za, alla violenza contro chi si considera avversario politico, diverso e straniero». Ma per il sindaco si tratta di «archeologi­a politica», mentre la città sceglie «la via del dialogo». «La libertà di essere diversi è il bene più grande che la Resistenza ci ha donato. Oggi qui sono esclusi solo l’odio, la violenza e l’intolleran­za. Milano anche oggi dimostra di avere qualcosa in più, che la rende modello per il Paese».

Sala è entrato nel corteo poco dopo le 14, in corso Venezia. Ha sfilato dietro al gonfalone del Comune, dopo un saluto veloce alla Brigata ebraica e agli esponenti del Pd schierati dietro allo striscione blu europeo. Con il sindaco gran parte della giunta: il vicesindac­o Anna Scavuzzo, gli assessori Carmela Rozza, Cristina Tajani, Roberta Guaineri, Roberto Tasca, Filippo Del Corno, Lorenzo Lipparini, Marco Granelli. Presenti anche il capo di gabinetto, Mario Vanni, e numerosi consiglier­i comunali, tra cui i capigruppo del Pd, Filippo Barberis, e della Lista Sala, Elisabetta Strada.

Non è passato inosservat­o l’abbraccio tra il sindaco e il ministro dell’Agricoltur­a, Maurizio Martina, dopo le polemiche di venerdì scorso in occasione della serata al Teatro Parenti per la tappa milanese della campagna elettorale dell’ex premier, Matteo Renzi, candidato alle primarie del Pd per la segreteria del partito: dal palco il ministro aveva ringraziat­o tutti per il lavoro fatto per Expo, tranne Sala. «Abbiamo lavorato insieme e lavoreremo ancora insieme — ha glissato ieri il ministro —. Siamo una squadra, il sindaco è il sindaco, una funzione e un ruolo di rappresent­anza più ampio di quello che stiamo facendo noi qui».

Anche Sala stempera il clima. «Confermo che dal giorno dopo le primarie sarò al fianco del vincitore. Poi, con Martina in particolar­e mi lega un’amicizia forte, che niente può scalfire».

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 ??  ?? Colleghi Giuseppe Sala con Ada Lucia De Cesaris. A sinistra: l’ex sindaco Giuliano Pisapia con la moglie Cinzia Sasso
Colleghi Giuseppe Sala con Ada Lucia De Cesaris. A sinistra: l’ex sindaco Giuliano Pisapia con la moglie Cinzia Sasso

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