I VACCINI NELLA SFIDA EUROPEA
Ivaccini non sono né di destra, né di sinistra. Vero. Ma attenzione a non fare confusione perché i vaccini sono pur sempre materia politica. Potenzialmente infetta. Sabato si riunirà il Consiglio europeo per aprire ufficialmente tutti i dossier legati alla Brexit. E, sì, ci sarà anche quello sulla futura destinazione dell’Ema, l’Agenzia europea dei farmaci che Milano sta tentando di strappare ai concorrenti. Una partita che nasconde molto più di quanto si pensi. Non si tratta solo di attirare 900 famiglie (occupazione con alta capacità di spesa) e portare qui il più grande database medico con i dati di mezzo miliardo di europei (investimenti e know-how). E non si tratta nemmeno solo di prestigio tra CittàStato. Per l’intera industria farmaceutica potrebbe essere l’occasione di lasciare quella periferia in cui le cronache ci hanno relegato da quando ai tempi della Montedison (e proprio da Milano) svendemmo, complice la politica, la Farmitalia-Carlo Erba agli svedesi. Rimboccandoci le maniche siamo tornati ad essere il secondo produttore mondiale di macchine per questa industria e il terzo hub mondiale. Come ha ricordato di recente Sergio Dompé talloniamo la Germania. Ma abbiamo perso la gara delle big, non avendo più — unico caso tra i grandi Paesi manifatturieri — un campione nazionale. Il sindaco Beppe Sala lo ha compreso. Il premier Paolo Gentiloni anche. Ma ora la questione, a causa dei vaccini, dribbla le variabili locali per finire nel calderone della retorica dei movimenti politici.
Il Movimento 5 Stelle ha fatto dei vaccini un’arma anti forze di governo. È nei suoi interessi. Gli Stati Uniti nel frattempo ci hanno messo alla berlina causa morbillo (possiamo essere onesti: ce la siamo cercata). Il risultato è che tutto questo potrebbe essere usato sabato dai nostri concorrenti, con un salto mortale dal punto di vista logico ma del tutto ammesso in politica (à la guerre comme à la guerre), per dire che non siamo in grado di gestire l’Agenzia europea per il farmaco quando non sappiamo gestire i vaccini. Basterà riesumare quelle strizzatine d’occhio o quei sorrisetti beffardi con cui ci accoglievano in questi consessi ai tempi di Berlusconi premier. A lanciare l’allarme è stato anche il direttore esecutivo dell’Ema che certo, pur essendo super partes, non può non parlare nel nostro interesse essendo l’immunologo italiano Guido Rasi. Sarebbe opportuno (politicamente) dichiarare una pace dei vaccini. Anche temporanea. Prendiamoci l’Ema. E poi torniamo, se proprio non riusciamo a farne a meno, a litigare sui vaccini.