Corriere della Sera (Milano)

I VACCINI NELLA SFIDA EUROPEA

- Di Massimo Sideri

Ivaccini non sono né di destra, né di sinistra. Vero. Ma attenzione a non fare confusione perché i vaccini sono pur sempre materia politica. Potenzialm­ente infetta. Sabato si riunirà il Consiglio europeo per aprire ufficialme­nte tutti i dossier legati alla Brexit. E, sì, ci sarà anche quello sulla futura destinazio­ne dell’Ema, l’Agenzia europea dei farmaci che Milano sta tentando di strappare ai concorrent­i. Una partita che nasconde molto più di quanto si pensi. Non si tratta solo di attirare 900 famiglie (occupazion­e con alta capacità di spesa) e portare qui il più grande database medico con i dati di mezzo miliardo di europei (investimen­ti e know-how). E non si tratta nemmeno solo di prestigio tra CittàStato. Per l’intera industria farmaceuti­ca potrebbe essere l’occasione di lasciare quella periferia in cui le cronache ci hanno relegato da quando ai tempi della Montedison (e proprio da Milano) svendemmo, complice la politica, la Farmitalia-Carlo Erba agli svedesi. Rimboccand­oci le maniche siamo tornati ad essere il secondo produttore mondiale di macchine per questa industria e il terzo hub mondiale. Come ha ricordato di recente Sergio Dompé talloniamo la Germania. Ma abbiamo perso la gara delle big, non avendo più — unico caso tra i grandi Paesi manifattur­ieri — un campione nazionale. Il sindaco Beppe Sala lo ha compreso. Il premier Paolo Gentiloni anche. Ma ora la questione, a causa dei vaccini, dribbla le variabili locali per finire nel calderone della retorica dei movimenti politici.

Il Movimento 5 Stelle ha fatto dei vaccini un’arma anti forze di governo. È nei suoi interessi. Gli Stati Uniti nel frattempo ci hanno messo alla berlina causa morbillo (possiamo essere onesti: ce la siamo cercata). Il risultato è che tutto questo potrebbe essere usato sabato dai nostri concorrent­i, con un salto mortale dal punto di vista logico ma del tutto ammesso in politica (à la guerre comme à la guerre), per dire che non siamo in grado di gestire l’Agenzia europea per il farmaco quando non sappiamo gestire i vaccini. Basterà riesumare quelle strizzatin­e d’occhio o quei sorrisetti beffardi con cui ci accoglieva­no in questi consessi ai tempi di Berlusconi premier. A lanciare l’allarme è stato anche il direttore esecutivo dell’Ema che certo, pur essendo super partes, non può non parlare nel nostro interesse essendo l’immunologo italiano Guido Rasi. Sarebbe opportuno (politicame­nte) dichiarare una pace dei vaccini. Anche temporanea. Prendiamoc­i l’Ema. E poi torniamo, se proprio non riusciamo a farne a meno, a litigare sui vaccini.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy