Il cantiere M4 non arretra Via Foppa ribolle
Posate le transenne del cantiere: il Comune ci ignora
Nessuna retromarcia del Comune nella lite sui confini di uno dei cantieri di via Foppa, quel «manufatto Bolivar» posizionato nell’ultimo tratto della strada, tra le vie Trezzo d’Adda e via Washington. Almeno per il momento.
La scorsa settimana sono infatti state posate le transenne così come da progetti originari, senza ulteriori concessioni ai negozianti in protesta, in particolar modo il titolare del grande negozio di veicoli elettrici Elettrocity, Paolo Manzoni, la cui vetrina è rimasta in parte oscurata dalle nuove recinzioni. Il 12 aprile scorso l’uomo si era mobilitato parcheggiando quattro dei suoi veicoli «ecologici» Free Duck davanti all’ingresso del cantiere con l’obiettivo di richiamare l’assessore alla Mobilità Marco Granelli all’ascolto delle istanze dei commercianti della via così come presentate durante un incontro pubblico, all’inizio di marzo, in cui vi erano state aperture sia al trasloco del silos per la malta betonite (poi effettivamente spostato 150 metri più avanti) sia a una «ragionevole revisione dei confini» che, senza silos, potevano essere ancora arretrati. Voce della protesta: «Nessuno qui è contro l’M4, ma se basta poco per ridurre i disagi perché il Comune non lo fa?».
Lo stesso assessore, rispondendo alla protesta, due settimane fa, affermò: «Avendo accolto la richiesta dei commercianti per una nuova localizzazione del silos, possiamo provare a modificare ancora di qualche metro il perimetro del cantiere». Modifiche evidentemente non ritenute necessarie (o non ancora comunicate alla squadra di lavoro), dato che martedì scorso sono stati segnati i nuovi confini nello stupore generale dei negozianti. «Che rabbia, che provocazione — insorge Manzoni —. Non solo il Comune non ha mantenuto le promesse verbali fatte in pubblico ma non ci ha neppure avvertito delle decisioni. Solo il buon senso di alcuni lavoratori del cantiere ha permesso di smussare due spigoli, in Italia funziona così» commenta amaro. «Ma è tutta la politica di mitigazione dei disagi che è stata superficiale — insiste — siamo scoraggiati. Al mio negozio non è stato neppure riconosciuto il grado di impatto “molto elevato”. Per non parlare della segnaletica di indirizzamento che a quanto ci risulta non è ancora stata neppure pensata. Come se questi cantieri fossero una sorpresa pasquale...».
Dello stesso avviso, da Casabella (qui dal 1975), anche Stefano Gorla: «I cartelli sono pochi e fatti male. Tutti i giorni riceviamo telefonate da clienti che non riescono a raggiungere il negozio. Eppure ci erano stati promessi. Siamo infastiditi dalla mancanza di comunicazione. Durante gli incontri con il Comune c’è molto dialogo, sembra possibile trovare soluzioni e poi gli operai fanno l’opposto. È una presa in giro: le cesate non solo non sono arretrate ma hanno addirittura superato i piani originari».
Solidarietà ai negozianti era arrivata da Confesercenti e Confcommercio. «Protesta forte ma comprensibile — aveva detto il segretario generale di Confcommercio Milano Marco Barbieri —. Dalle navette Atm al doppio senso in via Stendhal, nessuna risposta».