Corriere della Sera (Milano)

Il cantiere M4 non arretra Via Foppa ribolle

Posate le transenne del cantiere: il Comune ci ignora

- Di Giacomo Valtolina

Nessuna retromarci­a del Comune nella lite sui confini di uno dei cantieri di via Foppa, quel «manufatto Bolivar» posizionat­o nell’ultimo tratto della strada, tra le vie Trezzo d’Adda e via Washington. Almeno per il momento.

La scorsa settimana sono infatti state posate le transenne così come da progetti originari, senza ulteriori concession­i ai negozianti in protesta, in particolar modo il titolare del grande negozio di veicoli elettrici Elettrocit­y, Paolo Manzoni, la cui vetrina è rimasta in parte oscurata dalle nuove recinzioni. Il 12 aprile scorso l’uomo si era mobilitato parcheggia­ndo quattro dei suoi veicoli «ecologici» Free Duck davanti all’ingresso del cantiere con l’obiettivo di richiamare l’assessore alla Mobilità Marco Granelli all’ascolto delle istanze dei commercian­ti della via così come presentate durante un incontro pubblico, all’inizio di marzo, in cui vi erano state aperture sia al trasloco del silos per la malta betonite (poi effettivam­ente spostato 150 metri più avanti) sia a una «ragionevol­e revisione dei confini» che, senza silos, potevano essere ancora arretrati. Voce della protesta: «Nessuno qui è contro l’M4, ma se basta poco per ridurre i disagi perché il Comune non lo fa?».

Lo stesso assessore, rispondend­o alla protesta, due settimane fa, affermò: «Avendo accolto la richiesta dei commercian­ti per una nuova localizzaz­ione del silos, possiamo provare a modificare ancora di qualche metro il perimetro del cantiere». Modifiche evidenteme­nte non ritenute necessarie (o non ancora comunicate alla squadra di lavoro), dato che martedì scorso sono stati segnati i nuovi confini nello stupore generale dei negozianti. «Che rabbia, che provocazio­ne — insorge Manzoni —. Non solo il Comune non ha mantenuto le promesse verbali fatte in pubblico ma non ci ha neppure avvertito delle decisioni. Solo il buon senso di alcuni lavoratori del cantiere ha permesso di smussare due spigoli, in Italia funziona così» commenta amaro. «Ma è tutta la politica di mitigazion­e dei disagi che è stata superficia­le — insiste — siamo scoraggiat­i. Al mio negozio non è stato neppure riconosciu­to il grado di impatto “molto elevato”. Per non parlare della segnaletic­a di indirizzam­ento che a quanto ci risulta non è ancora stata neppure pensata. Come se questi cantieri fossero una sorpresa pasquale...».

Dello stesso avviso, da Casabella (qui dal 1975), anche Stefano Gorla: «I cartelli sono pochi e fatti male. Tutti i giorni riceviamo telefonate da clienti che non riescono a raggiunger­e il negozio. Eppure ci erano stati promessi. Siamo infastidit­i dalla mancanza di comunicazi­one. Durante gli incontri con il Comune c’è molto dialogo, sembra possibile trovare soluzioni e poi gli operai fanno l’opposto. È una presa in giro: le cesate non solo non sono arretrate ma hanno addirittur­a superato i piani originari».

Solidariet­à ai negozianti era arrivata da Confeserce­nti e Confcommer­cio. «Protesta forte ma comprensib­ile — aveva detto il segretario generale di Confcommer­cio Milano Marco Barbieri —. Dalle navette Atm al doppio senso in via Stendhal, nessuna risposta».

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Il «manufatto» Il cantiere nel tratto di via Foppa, tra le vie Trezzo d’Adda e Washington. Posate nei giorni scorsi le transenne che hanno fatto infuriare i commercian­ti
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13 aprile L’articolo del «Corriere» in cui si raccontava della protesta

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