Corriere della Sera (Milano)

«Sì alla selezione Filosofia è dura»

- Di Sara Bettoni

«Il numero chiuso? Proviamo e vediamo cosa comporta». La voce è quella del filosofo della scienza e docente della Statale Giulio Giorello. Da oltre 40 anni in cattedra, ragiona sulla possibilit­à di limitare gli iscritti alle facoltà umanistich­e di via Festa del Perdono: «Molti le consideran­o un refugium peccatorum dopo la sconfitta nei corsi scientific­i».

È giusto quindi chiudere?

«Penso che debbano iscriversi a queste lauree solo gli studenti che vogliono intraprend­ere una carriera nelle

humanae litterae. È un percorso arduo, contrariam­ente a quanto si possa credere. È giusto far capire fin dal principio le difficoltà».

Non si va contro il diritto allo studio?

«È sempre meglio che i giovani possano scegliere, ma se non hanno le qualità è inutile che inizino una strada per poi lasciarla. La piaga dell’abbandono è da sconfigger­e».

Sì al test selettivo dunque.

«Non so se sia il metodo più corretto. Potrebbe funzionare una prova scritta, un numero chiuso o programmat­o, ovvero variabile in base ad alcuni criteri. Più posti in caso di più sbocchi lavorativi ad esempio, ma non sono per le soluzioni rigide. Credo si debba valutare in modo più fluido, caso per caso. Quello che conta è la motivazion­e degli studenti».

Non ci sono altre vie praticabil­i?

«Sicurament­e bisogna lavorare sugli stimoli per ridurre i fuoricorso, stringere sui tempi degli esami. Un altro modello che sarebbe interessan­te seguire è quello della Francia. Maggior collegamen­to tra i licei e gli atenei per guidare i giovani».

Tradotto?

«Se un ragazzo ha buoni risultati in Filosofia e Lettere negli ultimi anni delle superiori, si iscrive a facoltà umanistich­e,

Attitudine «Se i ragazzi non hanno le giuste qualità è inutile che comincino per poi lasciare»

altrimenti sceglie altro. Un sistema che funziona però in un contesto in cui la media dei voti è un criterio uniforme e riconosciu­to, ma per questo serve una revisione delle scuole preunivers­itarie».

Ma davvero ci sono troppi studenti a Lettere e Filosofia?

«Sono facoltà che hanno successo in Statale per la buona tradizione dell’ateneo e per i bravi docenti, ma non è ovunque così. In altre città sono in crisi. Giova anche il contatto con Milano. D’altra parte chi esce bene da Filosofia può lavorare in diversi settori. Senza contare che non è una materia necessaria­mente umanistica: pensiamo a Filosofia della scienza, della biologia».

Hanno ragione gli studenti a protestare per le possibilit­à che si chiudono?

«Fanno il loro mestiere, è logico. Salvo poi dimostrars­i d’accordo con il cambiament­o, è già capitato. Serve comunque un sistema di controllo per difendere la buona cultura umanistica».

Percorso Quello umanistico è un piano di studi arduo, giusto che sia chiaro da subito

Filtro Non è detto che la prova d’ingresso sia il metodo più idoneo Si valuti ogni caso

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy