Corriere della Sera (Milano)

Lavori mai finiti Il direttore dovrà risarcire 211 mila euro

- Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it

Quando l’impresa edile è fallita, i lavori da più di un milione di euro per l’adeguament­o del reparto di radiologia dell’ospedale erano ancora a metà, ma l’Azienda socio sanitaria territoria­le Santi Paolo e Carlo di Milano ne aveva già pagato in anticipo anche per una buona parte che non erano stati mai fatti. Un danno da 211 mila euro che dovrà risarcire il direttore dei lavori che è stato condannato dalla Corte dei conti. Ad aggiudicar­si l’appalto per i «lavori di adeguament­o struttural­e ed impiantist­ico del reparto di radiologia» dell’ospedale era stata la ditta D’Angelo srl Impianti Tecnologic­i con un ribasso del 22,75% su una basa d’asta di 900mila euro, il che voleva dire che all’erario sarebbero costati 695mila euro. Successiva­mente, come avviene molto spesso negli appalti pubblici, una variante aveva aggiunto altre opere facendo lievitare il costo finale di altri 367 mila euro. Direttore dei lavori era stato nominato l’ingegner Roberto Ferrari che, in questa veste, aveva anche il compito di saldare i cosidetti «Stati di avanzament­o», cosa che doveva avvenire al raggiungim­ento di punti determinat­i della realizzazi­one del progetto iniziale. Quando nel 2011 la D’Angelo è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Milano, le opere nel reparto di radiologia erano ben lungi dall’essere state completate. Per la precisione, ha calcolato la Procura della Repubblica presso la Corte dei Conti della Lombardia, era stato portato a termine solo il 47,7% di esse per circa 400mila euro mentre, secondo quanto segnalato dalla stessa Azienda sanitaria, erano stati saldati oltre 660mila euro. Secondo l’accusa, sostenuta dal sostituto procurator­e generale Antonino Grasso, a versare la differenza doveva essere l’ingegner Ferrari che aveva firmato indebitame­nte i certificat­i per il pagamento degli acconti dato che dal fallimento non sarebbe arrivato subito alcun risarcimen­to. La tesi dell’ufficio diretto dal Procurator­e Salvatore Pilato è stata accolta dai giudici che hanno sostenuto che i pagamenti degli Stati di avanzament­o «devono essere commisurat­i alla quantità e alla qualità delle opere effettivam­ente eseguite» ed ha condannato per «colpa grave» a pagare oltre 211 mila euro l’ingegnere che si era difeso sostenendo di aver sempre rispettato le norme vigenti.

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