Vendeva case e spacciava erba «made in Italy»
Per arrivare a quest’ultimo arresto per droga, l’ultimo di una lunga serie del commissario Lambrate, dobbiamo partire dalla Calabria. La Calabria della ’ndrangheta, culla e base di reati di «portata maggiore» ma allo stesso tempo terra del made in Italy della marijuana. Sia sulla Sila che sull’Aspromonte, pur tenacemente (e spesso con successo) contrastati dai Cacciatori di Calabria, corpo speciale dei carabinieri, da due anni i criminali si sono buttati sulla coltivazione dello stupefacente. Fanno tutto «in casa» e in quantità industriale: seminano, accompagnano la crescita delle piante neanche fossero figli, le trattano con il rispetto che si ha per un gioiello, ricavano la marijuana lavorando di fino e di chimica, e infine organizzano lo smercio. Scelgono zone impervie, quasi impossibili da individuare e aggredire se non dopo complicate operazioni: i Cacciatori si calano di notte con l’elicottero, nascondono le tracce del passaggio, si appostano, osservano e quand’è il momento passano all’azione. Una delle recenti droghe indigene si chiama, senza grande sforzo di fantasia, «onda calabra»: è potente e resiste a ogni temperatura. Dalla Calabria, oltre alle piante, commerciano anche i semi. Un insospettabile italiano di 34 anni, calabrese, che nella vita ha pure un normale lavoro (agente immobiliare) con uno stipendio (2.200 euro) che gli basta e avanza per vivere (è single), è stato catturato dalla prolifica «squadretta» di strada del commissariato, diretto da Anna Laruccia. In casa l’uomo aveva creato un’ampia serra di «onda calabra», per appunto: c’erano quattro piante, 250 grammi pronti per la vendita, 7 «fili» di marijuana da essiccare e 450 euro in contanti. Grazie al controllo del territorio, gli agenti avevano iniziato a seguirlo. Nelle passeggiate entrava e usciva velocemente dai bar, che poi si è scoperto erano (in parte) gli acquirenti della droga. Mentre era in giro con il cane che necessitava dei giardinetti, l’italiano è stato fermato per un normale controllo. La successiva perquisizione nell’abitazione in via Padova ha confermato la bontà dell’ipotesi investigativa, con la scoperta della serra da parte dei poliziotti.